L’evoluzione del panorama digitale ha portato alla nascita di numerose piattaforme innovative che hanno rivoluzionato il modo in cui i contenuti vengono creati, condivisi e monetizzati. Tra queste, OnlyFans si è affermata come uno dei principali player nel settore, consentendo ai creatori di contenuti di interagire direttamente con i propri fan e di generare entrate attraverso abbonamenti e pagamenti per singoli contenuti. Tuttavia, l’ascesa di queste nuove realtà ha sollevato complesse questioni fiscali, in particolare per quanto riguarda l’applicazione dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA). La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nella causa C-695/20 del 28 febbraio 2023 ha affrontato proprio questo tema, concentrandosi sul ruolo della società britannica Fenix, che gestisce la piattaforma OnlyFans, e sulla corretta interpretazione delle norme IVA applicabili.
Il modello di business di OnlyFans
OnlyFans è una piattaforma globale che mette in contatto due categorie di utenti: i creatori di contenuti (creators) e i loro fan (fans). I creators possono caricare sul proprio profilo una vasta gamma di contenuti multimediali, come foto, video, live streaming e messaggi personalizzati. I fans, invece, possono accedere a questi contenuti esclusivi pagando una somma, che può essere una tantum per singoli contenuti o un abbonamento periodico per accedere all’intero catalogo del creator. La determinazione del prezzo è a discrezione del creator, purché superiore a un importo minimo stabilito da Fenix.
La particolarità di OnlyFans risiede nel rapporto diretto che si instaura tra creators e fans, senza la mediazione di agenzie o intermediari tradizionali. Questo modello ha attratto un gran numero di creators, dai più famosi influencer alle personalità emergenti, che hanno trovato in OnlyFans un modo per monetizzare la propria creatività e il proprio seguito.
La gestione dei pagamenti e il ruolo di Fenix
Un aspetto cruciale del funzionamento di OnlyFans è la gestione dei flussi di pagamento. Quando un fan effettua un pagamento per accedere ai contenuti di un creator, è Fenix che si occupa di riscuotere tale somma. La società trattiene poi una commissione del 20% a titolo di remunerazione per i servizi forniti e versa il restante 80% al creator. Questo sistema centralizzato consente a Fenix di gestire in modo efficiente le transazioni, garantendo ai creators un flusso di entrate regolare e trasparente.
Tuttavia, il ruolo di Fenix non si limita alla semplice gestione dei pagamenti. La società fornisce infatti la piattaforma tecnologica su cui si basa l’intero ecosistema di OnlyFans, occupandosi dello sviluppo e della manutenzione del sito web e dell’app mobile. Inoltre, Fenix stabilisce le condizioni generali di utilizzo del servizio, definendo le regole che creators e fans devono rispettare.
È proprio questa molteplice natura delle attività svolte da Fenix ad aver sollevato dubbi sulla corretta applicazione dell’IVA. Secondo il contratto stipulato tra creator e fan, infatti, OnlyFans non è parte dell’accordo, ma agisce solo come intermediario. Questa qualifica ha portato l’Amministrazione finanziaria britannica a ritenere che Fenix debba applicare l’IVA sull’intero importo incassato, non solo sulla propria commissione del 20%.
L’interpretazione dell’Amministrazione finanziaria britannica
La posizione del Fisco britannico si basa sull’articolo 9-bis del Regolamento UE 282/2011, che introduce una presunzione assoluta riguardo al ruolo degli intermediari nelle prestazioni di servizi elettronici. Secondo tale norma, quando i servizi sono forniti attraverso una rete di telecomunicazione, un’interfaccia o un portale (come un app store o, nel caso specifico, OnlyFans), si presume che il soggetto passivo che interviene agisca in nome proprio ma per conto del prestatore effettivo, a meno che quest’ultimo sia esplicitamente indicato come tale negli accordi contrattuali.
In altre parole, l’articolo 9-bis considera l’intermediario (in questo caso Fenix) come il soggetto che effettua la prestazione nei confronti del cliente finale (il fan), anche se materialmente il servizio è reso dal creator. Questa presunzione ha lo scopo di semplificare la gestione dell’IVA nelle complesse catene di transazioni online, individuando un unico soggetto passivo responsabile dell’imposta.
Applicando questo principio al caso OnlyFans, l’Amministrazione finanziaria britannica ha ritenuto che Fenix debba essere considerata come il soggetto che fornisce l’intero servizio ai fans, e non solo la propria attività di intermediazione. Di conseguenza, Fenix sarebbe tenuta ad applicare l’IVA sull’intero importo pagato dai fans, e non solo sulla propria commissione del 20%.
La sentenza della Corte di Giustizia UE
La questione è stata sottoposta alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha emanato la sua sentenza il 28 febbraio 2023 nella causa C-695/20. I giudici europei hanno analizzato nel dettaglio il funzionamento di OnlyFans e il ruolo svolto da Fenix, al fine di determinare se la presunzione dell’articolo 9-bis fosse applicabile al caso specifico.
La Corte ha innanzitutto confermato che i servizi forniti attraverso OnlyFans rientrano nell’ambito di applicazione dell’articolo 9-bis, trattandosi di servizi elettronici forniti tramite un’interfaccia digitale. Tuttavia, affinché la presunzione operi, è necessario che il soggetto passivo intervenga effettivamente nella prestazione, non limitandosi a un ruolo meramente passivo.
Nel valutare il coinvolgimento di Fenix, la Corte ha evidenziato diversi elementi che dimostrano un’attiva partecipazione della società nella fornitura dei servizi:
- Fenix mette a disposizione la piattaforma tecnologica su cui si basa l’intero sistema di OnlyFans, occupandosi del suo sviluppo, manutenzione e aggiornamento.
- Fenix gestisce centralmente il sistema di pagamento, riscuotendo le somme versate dai fans e distribuendole ai creators secondo le proprie regole.
- Fenix stabilisce le condizioni generali di utilizzo del servizio, definendo i termini contrattuali che regolano i rapporti tra creators e fans.
- Fenix svolge attività di moderazione dei contenuti, verificando il rispetto delle proprie linee guida e rimuovendo eventuali materiali inappropriati.
Alla luce di questi elementi, la Corte ha concluso che Fenix non si limita a un ruolo di mero intermediario passivo, ma interviene attivamente nella prestazione dei servizi forniti attraverso OnlyFans. Di conseguenza, la presunzione dell’articolo 9-bis risulta applicabile, e Fenix deve essere considerata come il soggetto passivo IVA per l’intero importo pagato dai fans.
Implicazioni pratiche e future prospettive
La sentenza della Corte di Giustizia UE nel caso OnlyFans ha importanti implicazioni pratiche per il settore delle piattaforme digitali e per la gestione dell’IVA nelle transazioni online.
Innanzitutto, la decisione chiarisce che le piattaforme digitali che svolgono un ruolo attivo nella fornitura di servizi elettronici, come nel caso di OnlyFans, non possono essere considerate meri intermediari ai fini IVA. Questo significa che tali piattaforme saranno tenute ad applicare l’imposta sull’intero importo delle transazioni, e non solo sulla propria commissione.
Per Fenix e per altre società che operano con modelli di business simili, questo comporta la necessità di adeguare i propri sistemi di fatturazione e di gestione dell’IVA. In particolare, Fenix dovrà emettere fatture ai fans per l’intero importo pagato, applicando l’IVA secondo le aliquote previste nei diversi Stati membri dell’UE. Parallelamente, Fenix continuerà a versare ai creators la loro quota dell’80%, ma questo pagamento sarà considerato come un’operazione separata, soggetta a sua volta all’IVA.
Questa impostazione potrebbe comportare un aumento dei prezzi per i fans, in quanto l’IVA sarà applicata sull’intero importo e non solo sulla commissione della piattaforma. Tuttavia, l’impatto effettivo dipenderà dalle scelte commerciali di Fenix e dei singoli creators, che potrebbero decidere di assorbire in parte l’aumento dell’IVA per mantenere i prezzi competitivi.
La sentenza potrebbe avere ripercussioni anche su altre piattaforme digitali che operano con modelli simili, come ad esempio i marketplace online o le piattaforme di streaming. Anche in questi casi, infatti, potrebbe essere necessario valutare il grado di coinvolgimento della piattaforma nella fornitura dei servizi, al fine di determinare la corretta applicazione dell’IVA.
Più in generale, la decisione della Corte di Giustizia UE evidenzia la necessità di adattare costantemente le norme fiscali all’evoluzione del panorama digitale. Con la crescente importanza del commercio elettronico e delle piattaforme online, è fondamentale che il quadro normativo in materia di IVA sia in grado di cogliere le specificità di questi nuovi modelli di business, garantendo al contempo parità di trattamento e certezza giuridica per tutti gli operatori.
In questo senso, la sentenza nel caso OnlyFans rappresenta un importante passo avanti nella definizione delle regole applicabili alle piattaforme digitali, ma è probabile che il dibattito sull’IVA nel settore continuerà ad evolversi nei prossimi anni, di pari passo con l’innovazione tecnologica e l’emergere di nuove forme di interazione online tra imprese e consumatori.
Conclusioni
La sentenza della Corte di Giustizia UE nel caso OnlyFans ha fornito importanti chiarimenti sull’applicazione dell’IVA alle piattaforme digitali che svolgono un ruolo attivo nella fornitura di servizi elettronici. Confermando l’applicabilità della presunzione dell’articolo 9-bis del Regolamento UE 282/2011, la Corte ha stabilito che tali piattaforme devono essere considerate come i soggetti passivi IVA per l’intero importo delle transazioni, e non solo per la propria commissione.
Questa decisione avrà un impatto significativo su Fenix e su altre società che operano con modelli di business simili, richiedendo un adeguamento dei sistemi di fatturazione e di gestione dell’IVA. Più in generale, la sentenza sottolinea la necessità di un costante aggiornamento delle norme fiscali per tenere il passo con l’evoluzione del panorama digitale e garantire un trattamento equo e trasparente per tutti gli operatori.
Mentre il caso OnlyFans rappresenta un importante precedente, è probabile che il dibattito sull’IVA nelle piattaforme digitali continuerà ad evolversi in futuro, di pari passo con l’innovazione tecnologica e l’emergere di nuovi modelli di business. Sarà quindi fondamentale per le autorità fiscali e per gli operatori del settore rimanere vigili e pronti ad adattarsi alle sfide e alle opportunità presentate dalla digital economy.
Domande e risposte
D: Qual è il ruolo di Fenix nella piattaforma OnlyFans?
R: Fenix non solo gestisce centralmente il sistema di pagamento, ma fornisce anche l’infrastruttura tecnologica su cui si basa l’intera piattaforma, definisce le condizioni generali di utilizzo del servizio e svolge attività di moderazione dei contenuti.
D: Perché la Corte di Giustizia UE ha ritenuto applicabile la presunzione dell’articolo 9-bis del Regolamento UE 282/2011 al caso OnlyFans?
R: La Corte ha valutato che Fenix non si limita a un ruolo di mero intermediario passivo, ma interviene attivamente nella prestazione dei servizi forniti attraverso OnlyFans. Di conseguenza, la presunzione dell’articolo 9-bis risulta applicabile, e Fenix deve essere considerata come il soggetto passivo IVA per l’intero importo pagato dai fans.
D: Quali sono le possibili implicazioni pratiche della sentenza per le piattaforme digitali?
R: Le piattaforme che svolgono un ruolo attivo nella fornitura di servizi elettronici dovranno adeguare i propri sistemi di fatturazione e di gestione dell’IVA, applicando l’imposta sull’intero importo delle transazioni. Questo potrebbe comportare un aumento dei prezzi per gli utenti finali, a meno che le piattaforme decidano di assorbire in parte l’aumento dell’IVA.
D: La sentenza riguarda solo il caso specifico di OnlyFans o ha una portata più ampia?
R: Sebbene la sentenza si riferisca specificamente al caso OnlyFans, i principi in essa stabiliti potrebbero avere ripercussioni anche su altre piattaforme digitali che operano con modelli simili, come marketplace online o piattaforme di streaming. La decisione sottolinea l’importanza di valutare il grado di coinvolgimento della piattaforma nella fornitura dei servizi per determinare la corretta applicazione dell’IVA.