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In arrivo l’affrancamento dei Saldi Attivi di Rivalutazione: come valutare la convenienza o meno dell’operazione

18 Maggio, 2024

 

L’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione rappresenta un’opportunità fiscale straordinaria offerta dalla legislazione italiana alle società che hanno effettuato una rivalutazione dei propri beni d’impresa. Questa operazione consente di liberare le riserve di rivalutazione dal regime di sospensione d’imposta, mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva del 10%. Tuttavia, la decisione di aderire o meno a questa opzione richiede un’attenta valutazione di diversi fattori cruciali, come l’esistenza di perdite da ripianare, l’orizzonte temporale della società e le prospettive future di distribuzione delle riserve. In questo articolo approfondito, esploreremo dettagliatamente le implicazioni dell’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione, fornendo una guida completa per comprenderne i vantaggi, le implicazioni fiscali e le strategie ottimali per massimizzare i benefici.

Il Contesto Normativo e la Disciplina della Rivalutazione dei Beni d’Impresa

La possibilità di affrancare i saldi di rivalutazione, le riserve e i fondi in sospensione d’imposta nasce dalla recente proposta di revisione delle norme IRPEF e IRES, approvata in via preliminare dal Consiglio dei Ministri lo scorso 30 aprile. Questa norma offre alle società la possibilità di liberare le riserve di rivalutazione dal regime di sospensione d’imposta, mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva del 10%.

Numerose norme si sono succedute nel tempo, consentendo alle società di rivalutare i propri beni d’impresa, dalle disposizioni degli artt. 10 ss. della L. n. 342/2000 fino all’art. 110 del DL 104/2020. Una volta effettuata la rivalutazione, il saldo attivo derivante da questa operazione può essere imputato al capitale sociale o accantonato in una apposita riserva, in entrambi i casi in regime di sospensione d’imposta.

La successiva riduzione di questa riserva può essere effettuata solo con l’osservanza dei commi 2 e 3 dell’art. 2445 c.c., a meno che non sia utilizzata per coprire perdite di esercizio. In quest’ultimo caso, la disciplina generale della riduzione della riserva in sospensione d’imposta trova una deroga, consentendo alla società di reintegrare o ridurre definitivamente la riserva con deliberazione dell’assemblea straordinaria, senza necessità di attenersi alle indicazioni dei commi 2 e 3 dell’art. 2445 c.c.

Che cosa è una riserva in sospensione di imposta

Una riserva in sospensione di imposta è una particolare tipologia di riserva iscritta nel patrimonio netto di una società che deriva da operazioni di rivalutazione dei beni d’impresa o di altre poste attive.

Quando una società procede a rivalutare i propri beni, come immobili, impianti, macchinari o partecipazioni, sulla base di specifiche norme di legge, la plusvalenza generata da questa rivalutazione non viene immediatamente tassata ai fini fiscali. Invece, questa plusvalenza viene accantonata in un’apposita riserva del patrimonio netto detta appunto “riserva in sospensione d’imposta”.

Questa riserva non viene tassata fintanto che rimane iscritta nel patrimonio netto e non viene utilizzata. La tassazione avviene solo nel momento in cui tale riserva viene distribuita ai soci o viene utilizzata per copertura di perdite.

Lo scopo di questa sospensione di imposta è quello di consentire alle società di rivalutare i propri beni senza dover sostenere immediatamente l’onere fiscale legato alle plusvalenze iscritte. L’imposta verrà pagata solo nel momento in cui tali plusvalenze verranno effettivamente realizzate, ad esempio attraverso la distribuzione ai soci o l’utilizzo per la copertura di perdite.

In sostanza, la riserva in sospensione di imposta rappresenta una forma di rinvio del pagamento delle imposte sulle plusvalenze da rivalutazione, che potranno essere assoggettate a tassazione solo in un secondo momento.

La Convenienza dell’Affrancamento: Fattori Chiave da Considerare

La convenienza dell’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione dipende da diversi fattori cruciali, che è fondamentale valutare attentamente per prendere una decisione informata e ottimizzare i vantaggi fiscali.

1. Esistenza di Perdite da Ripianare

Nel caso in cui una società abbia perdite di esercizio da ripianare, l’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione potrebbe risultare poco interessante. In questa situazione, è più vantaggioso utilizzare la riserva di rivalutazione per coprire le perdite, evitando così di dover pagare l’imposta sostitutiva del 10%.

Tuttavia, la norma consente anche l’affrancamento parziale, consentendo alle società di destinare una parte del saldo di rivalutazione alla copertura delle perdite e affrancare il rimanente. Questa strategia potrebbe rappresentare un compromesso vantaggioso in determinate circostanze.

2. Orizzonte Temporale della Società

L’orizzonte temporale della società svolge un ruolo cruciale nella valutazione della convenienza dell’affrancamento. Per le società che prevedono di cessare l’attività e liquidare nel prossimo futuro, l’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione può rappresentare un vantaggio considerevole.

In questo scenario, l’imposta sostitutiva del 10% garantisce un risparmio di circa 11 punti percentuali di IRES rispetto a chi ha effettuato la rivalutazione pagando l’imposta sostitutiva del 3%. Inoltre, l’imposta sostitutiva può essere pagata in quattro anni senza interessi, offrendo una maggiore flessibilità finanziaria.

3. Prospettive di Distribuzione delle Riserve

Per le società che hanno davanti un orizzonte di lungo periodo, l’affrancamento potrebbe risultare meno allettante. In primo luogo, non si può escludere che in un certo momento si incorra in perdite di esercizio, e si riesca a ripianarle con la riserva non affrancata. In secondo luogo, la distanza temporale potrebbe indurre a lasciare le cose come stanno e non intervenire, sia per una questione psicologica che di convenienza dal punto di vista finanziario.

Tuttavia, se la prospettiva è quella di una prossima distribuzione delle riserve ai soci, l’affrancamento potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso. In questo caso, l’imposta sostitutiva del 10% garantisce un notevole risparmio fiscale rispetto alla tassazione ordinaria sulla distribuzione delle riserve.

4. Regime Fiscale della Società

La convenienza dell’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione è ancora maggiore per le società di persone e di capitali in regime di trasparenza ex art. 116 del TUIR. In questi casi, l’aliquota delle imposte sui redditi è mediamente superiore all’aliquota dell’IRES, e una volta pagata l’imposta sostitutiva del 10%, i soci non dovranno versare ulteriori imposte sulla distribuzione della riserva affrancata.

Esempi Pratici

Per comprendere appieno le implicazioni dell’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione, è utile analizzare alcuni esempi pratici.

Esempio #1: Società con Perdite da Ripianare

Supponiamo che una società abbia effettuato una rivalutazione dei propri beni d’impresa nel 2020, generando un saldo attivo di rivalutazione di 100.000 euro. La società ha registrato perdite di esercizio negli ultimi due anni e prevede di dover continuare a coprire perdite nei prossimi anni.

In questo caso, potrebbe essere più conveniente mantenere la riserva di rivalutazione in sospensione d’imposta e utilizzarla per ripianare le perdite, evitando così di dover pagare l’imposta sostitutiva del 10%. Tuttavia, se la società prevede di dover coprire solo una parte delle perdite con la riserva di rivalutazione, potrebbe optare per l’affrancamento parziale, destinando una porzione della riserva alla copertura delle perdite e affrancando il rimanente.

Esempio #2: Società con Orizzonte Temporale Limitato

Prendiamo in considerazione una società che prevede di cessare l’attività e liquidare entro i prossimi 3 anni. La società ha effettuato una rivalutazione dei propri beni d’impresa nel 2018, generando un saldo attivo di rivalutazione di 200.000 euro.

In questo scenario, l’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione potrebbe rappresentare un vantaggio significativo. Pagando l’imposta sostitutiva del 10% (20.000 euro), la società risparmierebbe circa 22.000 euro di IRES (11 punti percentuali su 200.000 euro) rispetto a chi ha effettuato la rivalutazione pagando l’imposta sostitutiva del 3%. Inoltre, l’imposta sostitutiva può essere pagata in quattro rate annuali senza interessi, offrendo una maggiore flessibilità finanziaria.

Conclusioni

L’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione rappresenta un’opportunità fiscale straordinaria che richiede un’attenta valutazione delle circostanze specifiche di ogni società. Fattori cruciali come l’esistenza di perdite da ripianare, l’orizzonte temporale della società, le prospettive di distribuzione delle riserve e il regime fiscale giocano un ruolo fondamentale nella decisione di aderire o meno a questa opzione.

Mentre per alcune società l’affrancamento può rappresentare un vantaggio significativo in termini di risparmio fiscale e flessibilità finanziaria, per altre potrebbe essere più conveniente mantenere il regime di sospensione d’imposta e utilizzare le riserve di rivalutazione per coprire eventuali perdite di esercizio.


Domande e Risposte

D: Quali sono i vantaggi dell’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione per una società con un orizzonte temporale limitato?

R: Per una società che prevede di cessare l’attività e liquidare nel prossimo futuro, l’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione può rappresentare un vantaggio considerevole. L’imposta sostitutiva del 10% garantisce un risparmio di circa 11 punti percentuali di IRES rispetto a chi ha effettuato la rivalutazione pagando l’imposta sostitutiva del 3%. Inoltre, l’imposta sostitutiva può essere pagata in quattro rate annuali senza interessi, offrendo una maggiore flessibilità finanziaria.

D: Perché l’affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione è particolarmente vantaggioso per le società di persone in regime di trasparenza fiscale?

R: Nelle società di persone in regime di trasparenza fiscale ex art. 116 del TUIR, l’aliquota delle imposte sui redditi dei soci è mediamente superiore all’aliquota dell’IRES. Di conseguenza, pagando l’imposta sostitutiva del 10%, i soci evitano di dover versare l’imposta personale (IRPEF) sul 90% del saldo di rivalutazione, che potrebbe raggiungere aliquote molto più elevate. Inoltre, in caso di successiva distribuzione della riserva affrancata, i soci non dovranno versare ulteriori imposte.

D: Quali sono le implicazioni dell’affrancamento parziale dei saldi attivi di rivalutazione?

R: La norma consente l’affrancamento parziale, consentendo alle società di destinare una parte del saldo di rivalutazione alla copertura delle perdite e affrancare il rimanente. Questa strategia potrebbe rappresentare un compromesso vantaggioso in determinate circostanze, come nel caso di una società con perdite da ripianare ma che prevede anche di distribuire parte delle riserve ai soci in futuro.

D: Quali sono le principali considerazioni da tenere in conto per una società con prospettive di lungo periodo?

R: Per le società che hanno davanti un orizzonte di lungo periodo, l’affrancamento potrebbe risultare meno allettante. In primo luogo, non si può escludere che in un certo momento si incorra in perdite di esercizio, e si riesca a ripianarle con la riserva non affrancata. In secondo luogo, la distanza temporale potrebbe indurre a lasciare le cose come stanno e non intervenire, sia per una questione psicologica che di convenienza dal punto di vista finanziario. Tuttavia, se la prospettiva è quella di una prossima distribuzione delle riserve ai soci, l’affrancamento potrebbe rivelarsi particolarmente vantaggioso.

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