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Bonus SUD anche con reddito agrario: prima sentenza favorevole

28 Agosto, 2024

Nel panorama fiscale italiano, una recente sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Bari ha portato una ventata di novità, confermando il diritto degli agricoltori che dichiarano reddito agrario alla fruizione del cosiddetto “Bonus Sud”. Questa decisione rappresenta un punto di svolta significativo, in quanto chiarisce un aspetto controverso della normativa fiscale che ha generato non poco contenzioso negli ultimi anni. L’articolo che segue si propone di analizzare in dettaglio questa importante novità, esaminandone le implicazioni per il settore agricolo e il quadro normativo di riferimento.

Il contesto normativo del Bonus Sud

Il Bonus Sud, formalmente noto come credito d’imposta per investimenti nel Mezzogiorno, trova la sua base giuridica nell’articolo 1, comma 98 e seguenti, della legge n. 208/2015. Questa misura fiscale è stata concepita con l’obiettivo di stimolare gli investimenti nelle regioni meridionali d’Italia, tradizionalmente considerate economicamente svantaggiate.

La norma, nella sua formulazione originale, prevedeva l’attribuzione di un credito d’imposta alle “imprese” che effettuavano l’acquisizione di beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite del Mezzogiorno. Tuttavia, il testo legislativo non specificava esplicitamente se tra i beneficiari fossero inclusi anche gli agricoltori che dichiarano reddito agrario, generando così un’area grigia interpretativa.

La controversia interpretativa

L’ambiguità della norma ha dato origine a interpretazioni contrastanti. Da un lato, molti esperti e operatori del settore sostenevano che il bonus dovesse essere esteso anche agli agricoltori con reddito agrario, basandosi su una lettura inclusiva del termine “imprese”. Dall’altro, alcuni uffici dell’Amministrazione finanziaria, in particolare la Direzione Regionale delle Entrate della Puglia, avevano adottato un’interpretazione restrittiva, limitando il beneficio ai soli titolari di reddito d’impresa.

Questa divergenza interpretativa ha portato a una situazione di incertezza, con molti agricoltori che si sono visti negare il credito d’imposta o, peggio ancora, hanno ricevuto atti di recupero per crediti già fruiti.

La sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di Bari

La sentenza n. 1536/2024 della Corte di Giustizia Tributaria di primo grado di Bari rappresenta un punto di svolta in questa controversia. I giudici baresi hanno accolto il ricorso di un agricoltore individuale a cui era stato notificato un atto di recupero del Bonus Sud per crediti maturati e fruiti su investimenti effettuati nel 2019.

Le motivazioni addotte dalla Corte sono molteplici e meritano un’analisi approfondita:

  • Valore non normativo delle circolari: La Corte ha sottolineato che l’interpretazione fornita dall’Agenzia delle Entrate attraverso circolari non ha valore normativo e non può essere determinante nella genesi dei provvedimenti amministrativi.
  • Contrasto con il dato testuale: L’interpretazione restrittiva è stata giudicata in contrasto con il testo della legge, che fa riferimento genericamente alle “imprese”, termine che in senso civilistico include anche l’imprenditore agricolo di cui all’art. 2135 del Codice Civile.
  • Ratio della norma: I giudici hanno evidenziato che lo scopo della legge è quello di premiare gli “imprenditori” che effettuano nuovi investimenti nelle aree assistite, senza distinzioni basate sulla natura del reddito prodotto.
  • Elencazione dei soggetti esclusi: La sentenza ha posto l’accento sul fatto che il comma 100 della legge elenca espressamente i settori esclusi dal beneficio, e tra questi non figura il settore agricolo nella sua interezza.
  • Interpretazione della norma europea: La Corte ha chiarito che il riferimento alla normativa europea sugli aiuti di Stato nel settore agricolo non implica un’esclusione degli agricoltori con reddito agrario, ma serve solo a precisare i limiti e le condizioni di fruizione del bonus per queste particolari imprese.

Conclusioni

La sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di Bari rappresenta un importante passo avanti nella chiarificazione di un aspetto controverso della normativa fiscale italiana. Estendendo il Bonus Sud agli agricoltori con reddito agrario, si apre la possibilità di un significativo impulso agli investimenti nel settore agricolo meridionale.

Tuttavia, è importante sottolineare che questa è una sentenza di primo grado e, come tale, potrebbe essere oggetto di appello. Sarà fondamentale monitorare l’evoluzione giurisprudenziale e l’eventuale adeguamento dell’Amministrazione finanziaria a questa interpretazione.

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