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Concordato preventivo biennale: le nuove regole penalizzano anche chi decade

4 Settembre, 2024

Il concordato preventivo biennale, uno degli strumenti chiave della riforma fiscale, si arricchisce di nuove disposizioni che ne modificano significativamente l’impatto sui contribuenti. Le recenti novità introdotte dal decreto legislativo n. 108/2024 hanno destato particolare interesse, soprattutto per quanto riguarda le conseguenze in caso di decadenza dall’accordo. Analizziamo nel dettaglio questi cambiamenti e le loro implicazioni per le partite IVA.

Accordo fiscale dai contorni sempre più definiti

Il concordato preventivo biennale si propone come un patto tra il contribuente e l’Agenzia delle Entrate, finalizzato a stabilire in anticipo il reddito imponibile per i due anni successivi. Questo strumento, pensato per semplificare gli adempimenti e incentivare la compliance fiscale, sta tuttavia mostrando alcuni aspetti critici che potrebbero comprometterne l’efficacia e l’attrattività.

La novità più rilevante riguarda le conseguenze della decadenza dal concordato. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, uscire dall’accordo non comporterà necessariamente un ritorno alla situazione precedente, ma potrebbe addirittura risultare penalizzante per il contribuente.

Nessuno sconto per chi esce

Il decreto legislativo n. 108/2024 ha introdotto una disposizione che mira a tutelare gli interessi dell’Erario anche in caso di decadenza dal concordato. In particolare, l’articolo 4, comma 3 del decreto stabilisce che i contribuenti decaduti dall’accordo saranno comunque tenuti a versare l’imposta più elevata tra quella concordata e quella effettivamente dovuta in base al reddito reale.

Questo significa che:

  • Se il reddito effettivo risulta inferiore a quello concordato, il contribuente dovrà comunque pagare le imposte calcolate sul reddito pattuito;
  • Se invece il reddito effettivo supera quello concordato, si applicheranno le imposte calcolate sul reddito reale.

Questa disposizione elimina di fatto ogni possibile vantaggio derivante dalla decadenza dal concordato, rendendo l’adesione a questo strumento una scelta da ponderare con estrema attenzione.

Cause di decadenza

È importante ricordare quali sono le principali cause che possono portare alla decadenza dal concordato preventivo biennale:

  • Omesso versamento delle imposte dovute;
  • Accertamento di attività non dichiarate o di passività inesistenti o indeducibili per un valore superiore al 30% dei ricavi;
  • Omessa o errata comunicazione dei dati ISA, tale da determinare un reddito o un valore della produzione inferiore di oltre il 30% rispetto a quello concordato;
  • Indicazione in dichiarazione dei redditi di dati non corrispondenti a quelli comunicati per l’accesso al concordato.

Queste condizioni, dettagliate nell’articolo 22 del decreto legislativo n. 13/2024, sono state pensate per garantire la correttezza e la veridicità delle informazioni fornite dal contribuente.

Esempio pratico

Per comprendere meglio l’impatto di queste nuove disposizioni, consideriamo un esempio pratico.

Immaginiamo che un libero professionista abbia aderito al concordato preventivo biennale, concordando un reddito annuo di 50.000 euro. Durante il secondo anno di validità dell’accordo, il professionista realizza un reddito effettivo di soli 40.000 euro e, per questo motivo, omette di versare parte delle imposte dovute, incorrendo nella decadenza dal concordato.

Secondo le nuove regole, nonostante la decadenza, il professionista sarà comunque tenuto a versare le imposte calcolate sul reddito concordato di 50.000 euro, anche se il suo reddito effettivo è stato inferiore.

Rischio di un flop annunciato

Queste nuove disposizioni hanno sollevato non poche perplessità tra gli esperti del settore. Molti ritengono che l’introduzione di regole così stringenti possa disincentivare l’adesione al concordato preventivo biennale, vanificando gli obiettivi di semplificazione e di lotta all’evasione fiscale che lo strumento si prefiggeva.

In particolare, si teme che:

  • La rigidità delle regole sulla decadenza possa scoraggiare i contribuenti dall’aderire al concordato, preferendo metodi più tradizionali di gestione fiscale;
  • L’impossibilità di “uscire” dal concordato senza conseguenze negative possa creare situazioni di difficoltà per le imprese che subiscono improvvisi cali di fatturato;
  • La complessità delle norme possa generare confusione e incertezza, aumentando il rischio di errori e contenziosi.

Conclusione

In conclusione, le nuove disposizioni sul concordato preventivo biennale, pur mirando a tutelare gli interessi dell’Erario, rischiano di rendere questo strumento meno attraente per i contribuenti. La rigidità delle regole sulla decadenza, in particolare, potrebbe scoraggiare molte partite IVA dall’aderire all’accordo.

Sarà fondamentale monitorare attentamente l’impatto di queste novità nei prossimi mesi. Solo a novembre, quando saranno disponibili i primi dati sull’adesione al concordato, sarà possibile valutare l’effettiva efficacia di questo strumento e decidere se saranno necessari ulteriori correttivi per renderlo più equilibrato e vantaggioso per tutte le parti coinvolte

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