La recente circolare dell’Agenzia delle Entrate apre scenari inaspettati per coloro che superano la soglia dei 100.000 euro di ricavi o compensi, rendendo il concordato preventivo un’opzione particolarmente vantaggiosa. Questo articolo esplora le implicazioni di questa interpretazione, analizzando i benefici e le considerazioni pratiche per i professionisti e le piccole imprese che operano in regime forfettario.
Lo scenario delineato dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate
La circolare n.18/E del 17 settembre 2024 dell’Agenzia delle Entrate ha gettato nuova luce sull’applicazione del concordato preventivo per i contribuenti forfettari. L’Agenzia ha adottato un’interpretazione favorevole al contribuente, permettendo di mantenere i vantaggi del concordato anche oltre la soglia dei 100.000 euro di ricavi o compensi.
Questa interpretazione crea una sorta di “zona franca” fiscale per i forfettari che si trovano nella fascia tra i 100.000 e i 150.000 euro. In questo intervallo, pur cessando formalmente il regime forfettario, il contribuente può continuare a beneficiare delle condizioni vantaggiose offerte dal concordato preventivo.
Le novità introdotte dal decreto correttivo
Il decreto legislativo n. 108 del 5 agosto 2024 ha introdotto una nuova soglia di 150.000 euro, superata la quale si verifica la cessazione del concordato preventivo per i contribuenti in regime forfettario. Questa modifica ha sollevato interrogativi sulla compatibilità tra le disposizioni della legge 190/2014, che regolano il regime forfettario, e le nuove norme sul concordato preventivo.
Implicazioni pratiche per i contribuenti forfettari
Per comprendere meglio le implicazioni di queste novità, consideriamo il caso di un professionista in regime forfettario che nel 2024 supera i 100.000 euro di compensi ma rimane sotto i 150.000 euro.
Gestione dell’IVA
Dal punto di vista dell’IVA, il superamento della soglia dei 100.000 euro comporta l’obbligo di applicare l’imposta sulle fatture emesse successivamente. Questo aspetto rimane invariato e non è influenzato dal concordato preventivo.
Imposte sul reddito
Per quanto riguarda le imposte sul reddito, la situazione diventa più vantaggiosa. Il contribuente può beneficiare della tassazione sul reddito concordato e, sorprendentemente, anche della flat tax incrementale sul maggior reddito rispetto al 2023. Questa flat tax si applica con aliquote del 10% e del 3%, come previsto dal nuovo articolo 31 bis del D.lgs. n. 13/2024..
Questioni aperte
Resta da chiarire se sulla parte di reddito concordato per il 2024, non incrementale, si debba applicare l’IRPEF o se sia ancora possibile utilizzare l’imposta sostitutiva del regime forfettario. La circolare dell’Agenzia delle Entrate suggerisce la cessazione del regime forfettario, il che farebbe propendere per l’applicazione dell’IRPEF.
Conclusioni
La nuova interpretazione dell’Agenzia delle Entrate sul concordato preventivo rappresenta un’opportunità significativa per i contribuenti forfettari. Offre una soluzione vantaggiosa per gestire la transizione oltre la soglia dei 100.000 euro, evitando shock fiscali e permettendo una pianificazione più efficace. Tuttavia, è fondamentale che i professionisti e le piccole imprese valutino attentamente la propria situazione specifica e considerino l’adesione al concordato preventivo come parte di una strategia fiscale più ampia.