Dal 2025, il sistema dei buoni pasto sarà regolato da nuove disposizioni che fissano al 5% il tetto massimo delle commissioni applicabili dagli emittenti agli esercenti. La misura, introdotta dal disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, mira a riequilibrare un mercato che, negli ultimi anni, ha visto un progressivo aumento dei costi per gli esercenti. In questo articolo esploreremo in modo dettagliato i cambiamenti normativi, le implicazioni pratiche per i lavoratori e le aziende, oltre agli aspetti fiscali connessi.
Il Nuovo Quadro Normativo
La normativa introdotta si colloca all’interno del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza (Atto Senato n. 1318), che estende al settore privato un limite già applicato nel settore pubblico dal 2023, come previsto dall’articolo 131 del D.Lgs. 31 marzo 2023, n. 36. L’obiettivo principale è creare un mercato più trasparente ed equilibrato, riducendo gli oneri a carico degli esercenti e garantendo una maggiore sostenibilità economica per tutti gli attori del sistema.
Il tetto massimo del 5% sulle commissioni applicabili è stato introdotto per riequilibrare una dinamica di mercato che ha visto, negli anni, le società emittenti trattenere percentuali che arrivavano fino al 20% del valore nominale del buono. La norma punta a tutelare gli esercenti, incentivandoli a mantenere attiva la loro adesione al circuito dei buoni pasto, senza gravare eccessivamente sui loro margini operativi.
Il testo normativo prevede inoltre che le clausole contrattuali non conformi al nuovo limite siano considerate nulle e sostituite di diritto dalle disposizioni legislative. Questo approccio garantisce uniformità nell’applicazione della legge, promuovendo principi di ragionevolezza e parità di trattamento.
Il Sistema dei Buoni Pasto e i Cambiamenti in Arrivo
Il funzionamento dei buoni pasto prevede che le aziende acquistino questi titoli da società emittenti, le quali gestiscono un circuito di esercizi convenzionati dove i lavoratori possono spenderli per beni e servizi alimentari. Gli esercenti, dopo aver accettato i buoni, ricevono il rimborso dalle società emittenti, che trattengono una commissione su ogni transazione.
In passato, queste commissioni elevate hanno inciso pesantemente sui guadagni degli esercenti, tanto da spingere molti di loro a rifiutare i buoni pasto come metodo di pagamento. Con l’introduzione del limite del 5%, si auspica che queste dinamiche possano essere mitigate, consentendo agli esercenti di ottenere un maggiore margine operativo netto. Tuttavia, le società emittenti potrebbero decidere di compensare la riduzione delle commissioni diminuendo gli sconti offerti alle aziende clienti, creando una nuova sfida per il mercato.
Il periodo transitorio previsto dalla normativa consente un’applicazione graduale delle nuove regole. Dal 2025, il limite del 5% si applicherà immediatamente agli esercenti non vincolati da contratti in essere con le società emittenti. Per gli accordi già stipulati, l’applicazione è posticipata al 1° settembre 2025, permettendo alle parti di adeguare le condizioni contrattuali o, se necessario, recedere senza penalità.
L’Impatto sui Lavoratori
Per quanto riguarda i lavoratori, il funzionamento dei buoni pasto rimarrà invariato. Questi titoli, regolamentati dal D.M. n. 122/2017, continueranno a essere utilizzabili sia in formato cartaceo che elettronico per usufruire di un servizio sostitutivo di mensa. Essi sono personali, non cumulabili oltre il limite di otto per utilizzo e non convertibili in denaro.
Anche in regime di lavoro agile, i lavoratori potranno beneficiare dei buoni pasto, purché previsto dal contratto collettivo o dalle politiche aziendali. Questa flessibilità consente di estendere il benefit a una platea più ampia di dipendenti, adattandosi alle esigenze lavorative moderne.
Dal punto di vista fiscale, i buoni pasto godono di un’esenzione fino a 4 euro per il formato cartaceo e 8 euro per quello elettronico. L’importo eccedente, invece, concorre alla formazione del reddito imponibile del lavoratore. Per le aziende, i costi relativi all’acquisto dei buoni pasto sono interamente deducibili, poiché considerati come spese per un servizio sostitutivo di mensa.
Conclusione
La riforma introdotta con il Ddl Concorrenza rappresenta un cambiamento di grande portata per il mercato dei buoni pasto in Italia. Mentre gli esercenti vedranno migliorare le proprie condizioni economiche grazie alla riduzione delle commissioni, le aziende e le società emittenti si troveranno a dover rinegoziare gli equilibri contrattuali. La normativa non solo punta a rendere il mercato più sostenibile, ma anche a preservare il valore di uno strumento fondamentale per il welfare aziendale. La sfida sarà garantire che questa transizione avvenga senza creare squilibri che possano penalizzare una delle parti coinvolte.