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Accesso al credito e composizione negoziata della crisi: come tutelare l’impresa da segnalazioni sfavorevoli

15 Gennaio, 2025

La recente pronuncia del Tribunale di Crotone ha riaffermato l’importanza di evitare che banche e altri istituti finanziari trasmettano segnalazioni negative alla Centrale rischi o a Crif durante la fase di composizione negoziata della crisi d’impresa. Questo intervento, pensato per bilanciare le esigenze di trasparenza e la necessità di garantire sostegno alle aziende che tentano di ristrutturare la propria posizione debitoria, ha lo scopo di impedire che un giudizio affrettato sulla solvibilità pregiudichi il piano di risanamento. Vediamo, nel dettaglio, perché questo principio giuridico sia così rilevante e come si inquadri nel più ampio contesto del Codice della crisi.

La cornice normativa

L’attuale disciplina della crisi d’impresa, riunita nel Codice della crisi, prevede strumenti di tutela a favore dell’azienda in difficoltà. Uno di questi meccanismi è proprio la composizione negoziata, un percorso volontario in cui l’imprenditore, affiancato da un esperto, cerca di trovare un accordo con i propri creditori. L’articolo 16 del Codice fa riferimento all’accesso a procedure che, se adeguatamente attivate, mirano a scongiurare effetti dannosi sul credito da parte di banche e altri operatori.

Il tribunale, infatti, può disporre che gli istituti non segnalino l’impresa come “sofferente” o “inadempiente” durante il periodo delle trattative. Senza tale protezione, l’azienda rischierebbe di vedersi revocare linee di fido esistenti o di non ottenerne di nuove, mettendo in pericolo ogni forma di ripartenza.

La decisione del Tribunale di Crotone

L’orientamento del giudice crotonese è chiaro: quando un’impresa intraprende con serietà la strada della composizione negoziata e mostra di poter riorganizzare i propri debiti in modo credibile, vanno sospese tutte quelle comunicazioni potenzialmente pregiudizievoli, in particolare quelle dirette alla Centrale rischi e a Crif. Il ragionamento si fonda su un dato essenziale: se la finalità della riforma del Codice della crisi è agevolare la conservazione del tessuto imprenditoriale, appare contraddittorio che l’istituto di credito possa influire negativamente sull’esito del piano di risanamento.

La tutela giudiziaria offerta dal tribunale serve, in sostanza, a conservare la fiducia nel rapporto bancario, garantendo all’impresa un respiro sufficiente per rimettere in sesto i propri conti.

Come funziona la protezione durante il percorso di risanamento

È opportuno sottolineare che il periodo in cui le banche non possono procedere a segnalare l’impresa come insolvente è limitato a un arco temporale ben preciso e vincolato alle trattative. L’azienda deve avvalersi dell’esperto nominato e seguire un piano che preveda soluzioni realistiche e sostenibili per il rimborso, altrimenti la tutela rischia di venire meno.

Le misure cautelari concesse dal giudice, come l’inibizione delle segnalazioni o la sospensione di azioni esecutive, mirano a evitare il peggioramento di una situazione già delicata. Se l’impresa non rispettasse l’accordo, tornerebbero in vigore le regole ordinarie che consentono alle banche di classificare il debitore in modo negativo.

L’importanza di un approccio equilibrato

Questa interpretazione favorisce una gestione più ragionata della crisi, creando un clima di maggiore fiducia tra le parti coinvolte. Un’azienda che accede alla composizione negoziata, infatti, può ancora contare su linee di credito essenziali per proseguire l’attività, per esempio per pagare fornitori fondamentali o per sostenere i costi di produzione. Per evitare strumentalizzazioni, il tribunale verifica sempre la situazione finanziaria e la buona fede del debitore.

Qualora non ci siano prospettive di rilancio concreto, la protezione viene meno e le segnalazioni riprendono il loro corso ordinario.

Esempio pratico

Se una società manifatturiera dovesse richiedere una rinegoziazione dei debiti con i fornitori, nonché un’apertura di credito aggiuntiva dalla banca, potrebbe incappare in segnalazioni negative se non fosse protetta dalla misura disposta dal giudice. Una segnalazione sfavorevole in Centrale rischi, ad esempio, porterebbe l’istituto a interrompere immediatamente ogni affidamento, rischiando di far saltare le trattative. Con il provvedimento di inibizione, invece, la società gode di un margine operativo per dimostrare la sostenibilità del proprio piano di risanamento, così da ripristinare regolarmente i pagamenti.

Schema di sintesi

In sintesi
Contesto Normativo – Codice della crisi d’impresa prevede strumenti di tutela per aziende in difficoltà.
– Composizione negoziata: percorso volontario per trovare accordi con creditori.
Pronuncia del Tribunale di Crotone – Divieto di segnalazioni negative a Centrale rischi e Crif durante la composizione negoziata.
– Obiettivo: preservare possibilità di risanamento aziendale.
Meccanismo di Protezione – Sospensione temporanea di segnalazioni di insolvenza.
– Tutela condizionata al rispetto di un piano credibile di rimborso.
Finalità Principale – Conservare il tessuto imprenditoriale.
– Mantenere fiducia nel rapporto bancario.
– Dare respiro all’impresa per riorganizzare i debiti.
Condizioni di Applicazione – Presenza di esperto nominato.
– Piano di rimborso realistico e sostenibile.
– Verifica della buona fede del debitore.
Conseguenze in caso di mancato rispetto – Ripresa delle segnalazioni ordinarie.
– Decadimento delle protezioni.
– Ritorno alle regole standard di classificazione.

 

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