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Modello IVA 2025 e società di comodo: cosa cambia con la nuova disciplina

31 Gennaio, 2025

Il modello IVA 2025 introduce importanti novità legate alla revisione della disciplina delle società di comodo, grazie al Decreto Legislativo n. 192/2024. La riforma dimezza le percentuali utilizzate per il test di operatività e il reddito minimo, ampliando così il numero di società considerate operative, con conseguenze dirette sulla gestione del credito IVA.

La revisione delle società di comodo: un’evoluzione necessaria

Le società di comodo, storicamente regolate dall’articolo 30 della Legge n. 724 del 23 dicembre 1994, sono quelle che, in base a determinati parametri di bilancio, sono considerate “non operative”. Questo status implica limitazioni significative sia in termini di imposte sul reddito che di gestione del credito IVA.

Con il Decreto Legislativo n. 192 del 13 dicembre 2024, il legislatore ha voluto rispondere alle esigenze di semplificazione e adeguamento normativo. Grazie a questa riforma, le percentuali utilizzate per determinare l’operatività delle società e il reddito minimo tassabile sono state dimezzate, rendendo il test di operatività meno stringente e più favorevole ai contribuenti.

Immaginiamo, ad esempio, una società a responsabilità limitata che, secondo le vecchie regole, risultava non operativa per non aver raggiunto i ricavi minimi richiesti. Con le nuove percentuali, questa stessa società potrebbe ora essere considerata operativa, beneficiando di un regime fiscale più vantaggioso.

Cosa significa essere una società di comodo

Il concetto di società di comodo si applica a diverse tipologie di imprese, comprese le società per azioni, le società a responsabilità limitata e le società in accomandita semplice. In generale, una società è considerata non operativa quando i suoi ricavi, incrementi delle rimanenze e proventi ordinari sono inferiori a determinati valori calcolati applicando specifiche percentuali a voci di bilancio come il valore dei beni posseduti.

Essere classificati come “non operativi” comporta diverse conseguenze. In particolare, il credito IVA accumulato non può essere richiesto a rimborso, compensato con altri tributi o ceduto a terzi. Inoltre, se una società non effettua operazioni rilevanti ai fini IVA per tre anni consecutivi, il credito viene definitivamente perso.

Tuttavia, la riforma del 2024 ha introdotto un’importante apertura per molte società in difficoltà: con le nuove percentuali, alcune di queste limitazioni non si applicheranno più, offrendo maggiore flessibilità nella gestione del credito IVA.

Le novità nel modello IVA 2025

Nel contesto delle modifiche normative, il modello IVA 2025 è stato aggiornato per recepire queste novità. Il cambiamento più rilevante è rappresentato dall’introduzione di un nuovo campo, il rigo VW26, campo 2, dedicato alle eccedenze di credito ritrasferite dalle società che, grazie alla riforma, sono passate da non operative a operative.

Questo aggiornamento si rivela particolarmente utile per le società che fanno parte di un gruppo e che, in passato, non potevano utilizzare il proprio credito IVA a causa delle limitazioni previste dalla disciplina delle società di comodo. Grazie al nuovo rigo, tali crediti “sbloccati” potranno essere utilizzati dalla controllante per compensare i debiti IVA delle altre società del gruppo.

Ad esempio, immaginiamo un gruppo di imprese in cui una società controllata, classificata come non operativa fino al 2023, non poteva trasferire il proprio credito IVA alla capogruppo. Con l’applicazione delle nuove percentuali del test di operatività nel 2024, questa società diventa operativa e il credito accumulato può essere ritrasferito, migliorando la liquidità disponibile per l’intero gruppo.

Il ruolo della giurisprudenza europea

La riforma delle società di comodo non si limita a recepire esigenze interne, ma si inserisce in un contesto più ampio, influenzato dalla giurisprudenza europea. In particolare, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza C-341/22 del 7 marzo 2024, ha dichiarato incompatibile con i principi comunitari la norma italiana che limita il diritto alla detrazione IVA basandosi su soglie di fatturato.

Sebbene questa sentenza abbia evidenziato possibili criticità nella normativa italiana, il legislatore non ha ancora recepito il principio europeo. Di conseguenza, alcune limitazioni al credito IVA per le società non operative continuano a essere applicate, lasciando aperti dubbi di legittimità.

Conclusioni

La riforma introdotta dal Decreto Legislativo n. 192/2024 e il conseguente aggiornamento del modello IVA 2025 rappresentano un passo avanti nella semplificazione fiscale e nella gestione delle società di comodo. Ridurre le percentuali del test di operatività consente a molte imprese di superare lo status di non operatività, sbloccando crediti IVA e migliorando la loro posizione fiscale complessiva.

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