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Responsabilità fiscale dei soci di una società estinta: cosa dice la Cassazione

21 Febbraio, 2025

La cancellazione di una società dal Registro delle imprese non significa automaticamente che i soci siano liberi da ogni responsabilità. La recente sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite n. 3625 del 12 febbraio 2025 ha chiarito un aspetto fondamentale: i soci possono essere chiamati a rispondere dei debiti fiscali della società solo dopo un accertamento formale da parte dell’Amministrazione finanziaria. Questo principio ribadisce che il Fisco non può agire direttamente sui soci con una semplice cartella di pagamento o un’intimazione ad adempiere, ma deve prima provare l’effettiva percezione di somme derivanti dalla liquidazione della società. Questa tematica è particolarmente rilevante per le società di capitali che cessano la propria attività lasciando passività fiscali in sospeso. La questione riguarda non solo le modalità con cui l’Agenzia delle Entrate può recuperare i tributi non versati, ma anche le garanzie di difesa che i soci hanno a loro disposizione.

Il quadro normativo di riferimento

Per comprendere la responsabilità dei soci, bisogna partire dall’articolo 2495 del Codice Civile, che disciplina gli effetti della cancellazione di una società di capitali. Questo articolo stabilisce che, se dopo la cancellazione rimangono debiti non saldati, i creditori possono rivalersi sui soci, ma solo nei limiti delle somme da loro ricevute con il bilancio finale di liquidazione.

In ambito fiscale, invece, il riferimento principale è l’articolo 36, comma 3, del DPR 602/1973, che estende la responsabilità dei soci per il pagamento delle imposte non versate dalla società. La norma stabilisce che i soci che hanno ricevuto beni o denaro nei due anni precedenti la liquidazione sono tenuti a rispondere dei debiti tributari nei limiti del valore di quanto percepito.

La norma mira a evitare che, prima della liquidazione, i soci svuotino il patrimonio della società lasciando i creditori insoddisfatti. Tuttavia, la semplice esistenza di un debito fiscale non basta per chiamare in causa i soci: serve un accertamento formale.

Cosa accade ai processi in corso dopo la cancellazione della società

Uno dei punti chiave della sentenza delle Sezioni Unite è che l’estinzione della società non comporta automaticamente la chiusura del processo fiscale pendente. Se la società viene cancellata, il procedimento si interrompe, ma può proseguire direttamente nei confronti dei soci. Tuttavia, il tribunale non può decidere automaticamente sulla loro responsabilità personale, poiché questo aspetto deve essere valutato in un nuovo procedimento avviato dal Fisco.

Questo significa che non basta l’esistenza di un debito fiscale della società per chiamare i soci a risponderne, ma è necessaria un’attività istruttoria dell’Agenzia delle Entrate per dimostrare che i soci hanno effettivamente ricevuto somme o beni dalla liquidazione.

Esempio pratico

Immaginiamo una società di capitali che viene cancellata dal Registro delle imprese lasciando un debito IVA non pagato di 100.000 euro. Se il Fisco vuole rivalersi sui soci, dovrà:

  • Dimostrare che i soci hanno ricevuto fondi dalla liquidazione (ad esempio, dividendi o rimborsi di capitale).
  • Notificare un accertamento formale ai soci e non una semplice cartella di pagamento.
  • Limitare la richiesta ai soci in base a quanto effettivamente incassato, senza attribuire loro l’intero debito in modo automatico.

Se un socio ha ricevuto solo 10.000 euro dalla liquidazione, la sua responsabilità non potrà superare tale importo. Tuttavia, se il Fisco dimostra che il socio ha ottenuto somme non dichiarate, la sua posizione potrebbe aggravarsi.

Le strategie di difesa dei soci

La difesa dei soci in caso di accertamento si basa su alcuni principi fondamentali:

  • Dimostrare di non aver ricevuto somme dalla liquidazione: se il socio non ha beneficiato di alcuna distribuzione, non può essere ritenuto responsabile dei debiti fiscali.
  • Verificare la correttezza dell’accertamento: se l’Agenzia delle Entrate non ha svolto un’indagine adeguata, l’atto impositivo potrebbe essere annullato.
  • Impugnare tempestivamente l’accertamento: il contribuente ha diritto a presentare ricorso dinanzi alla Commissione Tributaria per contestare eventuali irregolarità.

Conclusioni

La sentenza delle Sezioni Unite rappresenta un punto fermo nella disciplina della responsabilità dei soci di società estinte. I soci non possono essere chiamati a pagare i debiti tributari della società senza un accertamento specifico e motivato da parte del Fisco. Questo significa che, in caso di cancellazione di una società con debiti fiscali, l’Agenzia delle Entrate dovrà seguire un iter preciso, evitando scorciatoie come la semplice emissione di una cartella di pagamento.

Per i soci, questo si traduce in una maggiore tutela nei confronti di richieste ingiustificate, ma anche nella necessità di prestare attenzione alle somme ricevute dalla società al momento della liquidazione. Una gestione accurata di questa fase è fondamentale per evitare future contestazioni da parte del Fisco. Inoltre, è opportuno che i soci si avvalgano della consulenza di un professionista fiscale per monitorare eventuali rischi e predisporre una difesa adeguata.

In sintesi

IN SINTESI


Qual è il principio stabilito dalla recente sentenza della Corte di Cassazione? La sentenza n. 3625 del 12 febbraio 2025 ha chiarito che i soci di una società cancellata dal Registro delle imprese possono essere chiamati a rispondere dei debiti fiscali solo dopo un accertamento formale da parte dell’Amministrazione finanziaria. Il Fisco non può agire direttamente sui soci con una semplice cartella di pagamento, ma deve provare che essi hanno effettivamente percepito somme dalla liquidazione.


Quale normativa disciplina la responsabilità dei soci dopo la cancellazione della società? L’articolo 2495 del Codice Civile esclude che, se dopo la cancellazione della società rimangono debiti non saldati, i creditori possono rivalersi sui soci, ma solo nei limiti delle somme da loro ricevute nel bilancio finale di liquidazione. In ambito fiscale, l’articolo 36, comma 3, del DPR 602/1973 prevede che i soci che hanno ricevuto beni o denaro nei due anni precedenti la liquidazione siano responsabili per i debiti tributari nei limiti del valore di quanto percepito.


Cosa succede ai processi fiscali in corso dopo la cancellazione della società? L’estinzione della società non comporta automaticamente la chiusura dei processi fiscali pendenti. Il procedimento si interrompe nei confronti della società, ma può proseguire direttamente verso i soci. Tuttavia, il tribunale non può attribuire loro automaticamente la responsabilità, che deve essere valutata attraverso un nuovo procedimento avviato dall’Agenzia delle Entrate.


Quali condizioni deve rispettare il Fisco per rivalersi sui soci? L’amministrazione finanziaria deve dimostrare che i soci hanno ricevuto somme dalla liquidazione e notificare loro un accertamento formale, senza limitarsi a una cartella di pagamento. Inoltre, la richiesta deve essere proporzionata alle somme effettivamente incassate dai soci, senza attribuire loro l’intero debito fiscale della società in modo automatico.


Quali strategie di difesa possono adottare i soci? I soci possono difendersi dimostrando di non aver ricevuto alcuna somma dalla liquidazione, verificando la correttezza dell’accertamento fiscale ed eventualmente impugnandolo dinanzi alla Commissione Tributaria in caso di irregolarità.

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