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Concordato preventivo biennale 2025 rinviato a settembre. Esclusi i forfettari

13 Marzo, 2025

Il concordato preventivo biennale, strumento che ha suscitato grande interesse ma anche numerose controversie durante il primo anno di sperimentazione, vedrà un significativo rinvio a settembre per l’adesione 2025. Questo posticipo, assieme ad altre misure correttive previste dal governo nel decreto legislativo 2025, rappresenta un cambiamento sostanziale per professionisti e contribuenti.

Il concordato preventivo biennale: tempistiche aggiornate

Il concordato preventivo biennale sta per affrontare una significativa revisione strutturale. La modifica più rilevante riguarda l’estensione temporale per la presentazione delle adesioni. Attualmente, la normativa vigente prevede che le adesioni debbano avvenire entro il 31 luglio. Tuttavia, accogliendo le sollecitazioni avanzate dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti, il decreto legislativo correttivo sposterà tale termine a settembre.

Questa dilazione temporale non è stata definita in modo casuale, ma rappresenta una risposta strategica alle difficoltà operative riscontrate dai professionisti. L’estate, periodo tradizionalmente complesso per i commercialisti, vedrà così un alleggerimento del carico di lavoro, consentendo una gestione più razionale delle pratiche fiscali. Il rinvio a settembre mira inoltre a evitare possibili obiezioni da parte della Ragioneria generale dello Stato, bilanciando esigenze operative e vincoli di bilancio.

Il primo anno di vita del concordato preventivo ha mostrato luci e ombre: da istituto accolto inizialmente con grandi aspettative, si è progressivamente trasformato in uno strumento dalla “scomoda sopravvivenza”, come evidenziato dai dati di adesione della prima edizione che ha registrato circa 600 mila aderenti con un gettito di 1,6 miliardi di euro, numeri significativi ma probabilmente inferiori alle attese iniziali del legislatore.

Forfettari e ravvedimento speciale: cosa cambia

Il decreto legislativo correttivo non prevede estensioni per quanto riguarda la sperimentalità del concordato preventivo biennale per i contribuenti in regime forfettario. Una decisione, questa, che lascia fuori dal perimetro agevolativo una significativa porzione di partite IVA che operano sotto la soglia dei 85.000 euro di ricavi annui.

Parallelamente, il legislatore ha scelto di non introdurre una nuova finestra per il ravvedimento speciale. Tale strumento, che ha consentito ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione fiscale con agevolazioni significative, non vedrà quindi ulteriori proroghe. Per i circa 600 mila aderenti al concordato che hanno optato anche per la sanatoria, resta ferma la scadenza del 31 marzo per il versamento delle somme dovute.

Questa impostazione riflette la volontà governativa di mantenere un equilibrio tra opportunità di regolarizzazione e necessità di gettito fiscale, evitando di perpetuare misure che, sebbene efficaci nel breve periodo, potrebbero compromettere la compliance fiscale strutturale nel medio-lungo termine.

In sintesi

IN SINTESI


Quali sono le principali novità sul concordato preventivo biennale? Il termine per l’adesione è stato posticipato da luglio a settembre, accogliendo le richieste dei commercialisti per una gestione più agevole delle pratiche fiscali durante l’estate.


Quali sono le motivazioni del rinvio? Il rinvio mira a facilitare il lavoro dei professionisti e a evitare contestazioni della Ragioneria generale dello Stato, garantendo un equilibrio tra esigenze operative e vincoli di bilancio.


Qual è il bilancio del primo anno di sperimentazione? Il concordato ha registrato circa 600 mila adesioni con un gettito di 1,6 miliardi di euro, numeri rilevanti ma inferiori alle aspettative iniziali del legislatore.


Quali categorie restano escluse dalle agevolazioni? I contribuenti in regime forfettario con ricavi annui sotto gli 85.000 euro non beneficeranno della sperimentalità del concordato preventivo biennale.


Ci saranno proroghe per il ravvedimento speciale? No, il governo ha deciso di non riaprire i termini per il ravvedimento speciale, confermando la scadenza del 31 marzo per il versamento delle somme dovute.


Qual è l’obiettivo di queste misure? Il governo punta a bilanciare opportunità di regolarizzazione e necessità di gettito fiscale, evitando misure che possano compromettere la compliance fiscale nel medio-lungo termine.

 

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