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Accertamento fiscale e Contraddittorio preventivo: opportunità e strategie con il nuovo schema di atto

31 Luglio, 2024

Nel complesso panorama fiscale italiano, una novità di portata rivoluzionaria sta per fare il suo ingresso: lo “schema di atto”. Questo strumento, parte integrante delle nuove procedure di accertamento, si propone di trasformare radicalmente il rapporto tra contribuente e Amministrazione finanziaria, ponendo al centro il principio del contraddittorio preventivo.

Ma cosa comporta concretamente questa innovazione per i cittadini e le imprese? Quali opportunità offre e quali strategie conviene adottare? In questo articolo, esploreremo a fondo le implicazioni di questa riforma, analizzando le diverse opzioni a disposizione del contribuente, fornendo esempi pratici e calcoli dettagliati per orientarsi in questo nuovo scenario fiscale. Vedremo come questa novità possa rappresentare sia una sfida che un’opportunità per migliorare la compliance fiscale e ridurre il contenzioso.

Lo schema di atto: una nuova era nel rapporto fisco-contribuente

Lo schema di atto rappresenta una svolta epocale nel modo in cui l’Agenzia delle Entrate comunica con i contribuenti. Si tratta di un documento preliminare che precede l’emissione di un avviso di accertamento o di rettifica, introducendo una fase di dialogo preventivo tra fisco e cittadino.

Questo nuovo strumento si applica a una vasta platea di soggetti: dalle persone fisiche alle grandi imprese, passando per professionisti e piccole attività commerciali. Tutti coloro che potrebbero essere destinatari di un accertamento fiscale sono potenzialmente interessati da questa novità. Sono esclusi solo gli atti automatizzati o quelli di pronta liquidazione, come ad esempio le comunicazioni di irregolarità derivanti dai controlli automatici delle dichiarazioni, nonché i casi in cui sussiste un fondato pericolo per la riscossione.

La tempistica è un elemento cruciale di questo nuovo istituto: il contribuente ha a disposizione almeno 60 giorni per presentare le proprie controdeduzioni. Questo lasso di tempo rappresenta una finestra di opportunità preziosa per chi vuole contestare le pretese del fisco o regolarizzare la propria posizione. È importante sottolineare che l’Agenzia delle Entrate non può emettere l’atto definitivo prima della scadenza di questo termine, garantendo così al contribuente il pieno esercizio del suo diritto di difesa.

Le opzioni sul tavolo: un ventaglio di possibilità

Ricevuto lo schema di atto, il contribuente si trova di fronte a un bivio decisionale con molteplici ramificazioni. Le strade percorribili sono essenzialmente tre, ciascuna con le proprie peculiarità e vantaggi:

  • L’accertamento con adesione: entro 30 giorni dalla ricezione dello schema, è possibile avviare questa procedura che mira a una definizione concordata della pretesa fiscale. Se l’accordo va in porto, le sanzioni vengono ridotte a un terzo del minimo. Questa opzione offre il vantaggio di poter negoziare non solo le sanzioni, ma anche l’ammontare dell’imposta stessa.
  • Il ravvedimento operoso: questa opzione consente di regolarizzare spontaneamente la propria posizione, beneficiando di una riduzione delle sanzioni che varia in base al momento in cui si effettua il ravvedimento. Le nuove disposizioni, applicabili alle violazioni commesse dal 1° settembre 2024, prevedono una scala di riduzione delle sanzioni che può arrivare fino a 1/6 del minimo.
  • La presentazione di controdeduzioni: il contribuente può contestare nel merito le conclusioni dell’Agenzia, fornendo prove e argomentazioni a proprio favore. Questa strada è particolarmente indicata quando si ritiene che l’accertamento sia infondato o basato su presupposti errati.

È fondamentale sottolineare che queste opzioni non sono mutuamente esclusive. Ad esempio, si potrebbe optare per un ravvedimento parziale su alcune contestazioni e presentare controdeduzioni per le altre. Questa flessibilità permette di adottare una strategia su misura per ogni situazione specifica.

Il fattore tempo: una variabile cruciale

Il timing è fondamentale quando si tratta di gestire uno schema di atto. Le nuove disposizioni sul ravvedimento operoso, che entreranno in vigore dal 1° settembre 2024, introducono una scala mobile di benefici legati alla tempestività dell’azione del contribuente.

Per le violazioni commesse prima di questa data, il quadro è leggermente diverso, ma il principio resta lo stesso: prima si agisce, maggiori sono i vantaggi in termini di riduzione delle sanzioni.

Esempio pratico

Ecco un esempio pratico per illustrare l’importanza del fattore tempo.

Immaginiamo di ricevere uno schema di atto relativo a una maggiore IVA dovuta di 20.000 euro, con una sanzione proposta di 18.000 euro.

  • Optando per il ravvedimento operoso entro 30 giorni dalla ricezione dello schema, la sanzione potrebbe ridursi a 3.000 euro (1/6 del minimo).
  • Se invece si sceglie l’accertamento con adesione, la sanzione sarebbe di 6.000 euro (1/3 del minimo), ma con la possibilità di negoziare l’importo dell’imposta stessa.
  • Attendendo oltre i 30 giorni, ma procedendo comunque prima dell’emissione dell’atto definitivo, la riduzione della sanzione potrebbe essere meno vantaggiosa.

Questo esempio mostra chiaramente come agire tempestivamente possa portare a risparmi significativi.

Strategie di risposta: un approccio su misura

La scelta tra le diverse opzioni non è mai scontata e dipende da molteplici fattori. Ecco alcuni elementi da considerare per elaborare una strategia efficace:

  • Fondatezza della pretesa: se si ritiene che l’accertamento sia infondato, presentare controdeduzioni solide potrebbe essere la scelta migliore. In questo caso, è fondamentale raccogliere tutta la documentazione a supporto e, se necessario, consultare un esperto per formulare argomentazioni convincenti.
  • Capacità finanziaria: il ravvedimento richiede un esborso immediato, mentre l’accertamento con adesione può offrire la possibilità di rateizzare. Per alcune imprese o professionisti, la dilazione del pagamento potrebbe essere cruciale per la gestione del cash flow.
  • Complessità della situazione: in casi particolarmente intricati, il confronto diretto con l’Agenzia attraverso l’accertamento con adesione potrebbe portare a una soluzione più equilibrata. Questo è particolarmente vero quando ci sono questioni interpretative complesse o quando la determinazione dell’imposta richiede valutazioni tecniche specifiche.
  • Tempistica: se si è prossimi alla scadenza dei termini per il ravvedimento, questa potrebbe essere l’opzione più vantaggiosa. D’altra parte, se si ha bisogno di più tempo per raccogliere documentazione o fondi, l’accertamento con adesione potrebbe essere preferibile.

Un approccio pragmatico potrebbe essere quello di combinare diverse strategie. Ad esempio:

  • Procedere con un ravvedimento parziale per le violazioni più evidenti e meno contestabili.
  • Contestare il resto attraverso la presentazione di controdeduzioni.
  • Tenere aperta la possibilità di un accertamento con adesione come “piano B” nel caso in cui le controdeduzioni non vengano accolte.

Questa strategia “ibrida” permette di massimizzare i vantaggi di ciascuna opzione, adattandosi alla specifica situazione del contribuente.

Conclusioni

L’introduzione dello schema di atto segna un punto di svolta nel dialogo tra cittadini e Amministrazione finanziaria. Questa innovazione offre maggiori garanzie al contribuente e promuove una cultura della compliance fiscale basata sulla collaborazione piuttosto che sul conflitto.Tuttavia, navigare in queste nuove acque richiede competenza, strategia e una buona dose di tempestività. La molteplicità delle opzioni disponibili, se da un lato offre flessibilità, dall’altro impone una valutazione attenta delle diverse variabili in gioco.In questo scenario, il ruolo dei professionisti del settore diventa ancora più cruciale. Commercialisti, avvocati tributaristi e consulenti fiscali saranno chiamati a guidare i contribuenti attraverso questo nuovo labirinto normativo, aiutandoli a sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla riforma

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