La gestione delle fatture da ricevere rappresenta un aspetto fondamentale per la corretta redazione del bilancio aziendale. Si tratta di un tema complesso, che coinvolge la capacità dell’impresa di stimare con precisione i costi maturati ma non ancora documentati al momento della chiusura dell’esercizio. Tuttavia, quando il valore stimato differisce da quello effettivo riportato nella fattura ricevuta successivamente, sorge la necessità di distinguere tra una variazione di stima e un errore contabile. Questa distinzione non è solo teorica, ma ha implicazioni pratiche e normative rilevanti, poiché incide sulla rappresentazione del bilancio e sulla sua conformità ai principi contabili.
Cosa sono le fatture da ricevere?
Le fatture da ricevere si riferiscono a quei costi che l’impresa ha sostenuto per beni o servizi ricevuti, ma che non possono essere documentati al momento della chiusura dell’esercizio perché il fornitore non ha ancora emesso la relativa fattura. In questi casi, secondo l’OIC 12, è necessario effettuare una stima ragionevolmente attendibile del costo e registrarlo nel bilancio dell’esercizio in chiusura. Questo approccio consente di rispettare il principio della competenza economica, che impone di attribuire i costi all’esercizio in cui sono maturati, indipendentemente dal momento in cui vengono effettivamente documentati.
Un esempio pratico può chiarire meglio il concetto: supponiamo che un’azienda abbia commissionato un servizio a dicembre ma riceva la fattura solo a gennaio dell’anno successivo. In questo caso, il costo del servizio deve essere stimato e registrato come “fattura da ricevere” nel bilancio dell’anno appena concluso.
La rilevazione delle fatture da ricevere secondo i principi contabili
Secondo l’OIC 12, i costi stimati devono essere imputati alle voci pertinenti del Conto Economico, come “Costi per servizi” o “Costi per materie prime”, e registrati come debiti presunti verso il fornitore. Questa procedura richiede una raccolta accurata delle informazioni disponibili al momento della chiusura dei conti.
Le stime contabili sono definite dall’OIC 29 come procedimenti che consentono di determinare un valore attendibile per attività, passività, costi e ricavi. Tuttavia, le stime sono per loro natura soggette a incertezze e possono differire dai valori effettivi rilevati successivamente.
Differenze tra valore stimato e valore effettivo: variazioni di stima
Quando l’azienda riceve la fattura nell’esercizio successivo, può emergere uno scostamento tra il valore stimato e quello effettivo. Questo fenomeno è considerato fisiologico nella gestione aziendale ed è generalmente riconducibile a variazioni di stima. Secondo l’OIC 29, le variazioni di stima derivano dall’acquisizione di nuove informazioni o dal miglioramento delle conoscenze relative ai fatti su cui si basava la stima originaria.
Ad esempio, un fornitore potrebbe applicare una metodologia di calcolo dei costi diversa da quella ipotizzata dall’azienda al momento della stima. In tali casi, lo scostamento deve essere imputato al Conto Economico come sopravvenienza attiva o passiva.
Quando lo scostamento diventa un errore contabile?
Non tutte le differenze tra valore stimato e valore effettivo possono essere considerate variazioni di stima. Se lo scostamento è causato da negligenza, errori materiali o interpretazioni errate dei fatti disponibili al momento della chiusura dei conti, si configura un errore contabile. L’OIC 29 definisce l’errore come una rappresentazione non corretta dei dati di bilancio dovuta a:
- Errori matematici;
- Erronea interpretazione dei fatti;
- Mancata applicazione dei principi contabili disponibili.
Un esempio tipico riguarda le aziende che adottano procedure di “fast closing”, ossia chiudono il bilancio in tempi molto rapidi senza analizzare adeguatamente tutte le informazioni disponibili. Se la stima risulta errata per mancanza di diligenza, lo scostamento deve essere trattato come errore e corretto secondo le regole previste per la rettifica degli errori nei bilanci successivi.
Fatture inesistenti: frodi e irregolarità
Un caso particolare si verifica quando le operazioni sottostanti alle fatture da ricevere si rivelano inesistenti.
Ad esempio, se i beni non sono stati consegnati o i servizi non sono stati resi, le scritture contabili potrebbero essere frutto di frodi. In tali circostanze, lo scostamento non può essere considerato né una variazione di stima né un errore contabile in senso stretto, ma richiede interventi specifici per correggere le irregolarità.
Conclusioni
La distinzione tra variazioni di stima ed errori contabili nelle fatture da ricevere è cruciale per garantire la trasparenza e l’accuratezza del bilancio aziendale. Mentre le variazioni di stima riflettono l’evoluzione naturale delle conoscenze disponibili nel tempo, gli errori derivano da negligenza o applicazioni improprie dei principi contabili. Per evitare errori e contestazioni, è fondamentale adottare procedure rigorose nella raccolta e nell’analisi delle informazioni utilizzate per le stime.