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ASD, quando l’attività istituzionale verso i non soci è da tassare?

9 Febbraio, 2024

Nel mondo dello sport dilettantistico, spesso emergono dubbi riguardanti la natura commerciale delle attività offerte dalle associazioni sportive dilettantistiche (a.s.d.) – soprattutto quando queste attività sono rivolte non solo agli associati, ma anche ai tesserati di altre associazioni affiliate alla stessa federazione.

Il cuore della questione

La domanda che si pone è se l’attività di formazione subacquea destinata a tesserati non associati rientri nella categoria di attività commerciale o meno. Tale distinzione è fondamentale per comprendere le obbligazioni fiscali che ne derivano.

Secondo la normativa vigente, in particolare l’articolo 148, comma 3, del T.U.I.R. e l’articolo 4, comma 4 del d.p.r. 633/1972, le prestazioni rivolte agli iscritti, associati o tesserati di associazioni che fanno parte di un’unica organizzazione non sono considerate commerciali se direttamente legate agli scopi istituzionali dell’associazione.

Requisiti per l’esonero fiscale

Per poter beneficiare dell’esonero dalle imposte dirette (IRES e IRAP) e dall’IVA, è necessario che il destinatario del servizio sia:

  • Socio dell’a.s.d. che organizza il corso;
  • Tesserato , indipendentemente dall’a.s.d. di appartenenza.

In questo modo, un tesserato  che partecipa ad un corso offerto da un’altra a.s.d. affiliata può godere di questa “decommercializzazione” delle prestazioni, esentandole quindi da specifiche imposte.

Il futuro della regolamentazione IVA

Va però notato che, in assenza di modifiche legislative, a partire dal 1 luglio 2024, la situazione subirà un cambiamento per quanto riguarda l’IVA. I corrispettivi precedentemente non soggetti a IVA diventeranno “commerciali” ma continueranno a beneficiare di un regime di esenzione ai sensi dell’articolo 10 del d.p.r. 633/72.

Questo cambio normativo richiederà che le a.s.d. siano in possesso di una partita IVA. Tuttavia, saranno previsti degli esoneri significativi per semplificare gli adempimenti fiscali delle associazioni.

Esempi pratici

Per illustrare meglio la situazione attuale, consideriamo alcuni esempi:

  1. Caso A: Un socio dell’a.s.d. “Onde Blu” partecipa al corso subacqueo organizzato dalla sua associazione, affiliata a Fipsas. Il corso non è considerato un’attività commerciale e l’a.s.d. è esente da imposte dirette e IVA su quel corrispettivo.
  2. Caso B: Un tesserato Fipsas dell’a.s.d. “Acque Chiare”, che è anch’essa affiliata a Fipsas, decide di partecipare al corso offerto da “Onde Blu”. Anche in questo caso, l’attività non è considerata commerciale e “Onde Blu” non è soggetta a imposte dirette e IVA sul corrispettivo ricevuto.

Entrambi gli esempi dimostrano l’importanza di comprendere il contesto normativo per assicurare la corretta gestione fiscale delle attività offerte dalle associazioni sportive dilettantistiche.


Domande e Risposte

1. L’attività rivolta al tesserato non associato è da considerarsi commerciale?

No, l’attività rivolta al tesserato non associato non è da considerarsi commerciale, in quanto rientra tra le attività istituzionali dell’a.s.d. e il tesserato Fipsas associato ad un’altra a.s.d. affiliata alla Fipsas è un soggetto che fa parte della medesima organizzazione locale o nazionale dell’a.s.d. organizzatrice del corso. Pertanto, l’a.s.d. organizzatrice del corso potrà beneficiare della “decommercializzazione” e quindi dell’esonero da imposte dirette e IVA per i corrispettivi incassati dai tesserati Fipsas da altre a.s.d./s.s.d.

 

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