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Ateco 2025: gli impatti della nuova classificazione su Iva, dichiarazioni e Isa

7 Aprile, 2025

Dal 1° aprile 2025 è operativa la nuova classificazione delle attività economiche che sostituisce quella del 2007. Il sistema aggiornato rispecchia gli standard europei e integra i settori emergenti dell’economia digitale. Vediamo come questa trasformazione influisce sugli adempimenti fiscali, dalle dichiarazioni IVA agli Indici Sintetici di Affidabilità.

La rivoluzione dei codici identificativi

La classificazione Ateco 2025 ha fatto il suo esordio ufficiale dal primo aprile, portando con sé un rinnovamento strutturale nel sistema di catalogazione delle attività economiche italiane. Questo aggiornamento sostituisce la precedente versione Ateco 2007 (con gli ultimi aggiornamenti del 2022) e rappresenta un passo significativo verso l’armonizzazione con gli standard europei Nace Rev. 2.1.

Il sistema, sviluppato dall’Istat in collaborazione con altri enti, diventa ora il riferimento obbligatorio per tutti gli adempimenti statistici, amministrativi e fiscali. Non si tratta di un semplice cambiamento formale, ma di una revisione che risponde alle trasformazioni del tessuto economico avvenute negli ultimi anni, con particolare attenzione ai settori digitali e ai servizi innovativi emergenti.

Impatti concreti sugli adempimenti fiscali

L’identificazione corretta dell’attività economica attraverso i codici Ateco assume rilevanza centrale in ambito fiscale. Questi codici determinano l’applicabilità di regimi agevolati, influenzano le aliquote contributive e orientano le attività di controllo dell’amministrazione finanziaria.

A partire dal modello Iva TR e dalle dichiarazioni dei redditi 2025 (relative al periodo d’imposta 2024), tutti i contribuenti dovranno necessariamente adottare la nuova classificazione. Lo stesso vale per gli Isa (indici sintetici di affidabilità fiscale), dove l’individuazione dell’attività prevalente e dell’indice applicabile sarà basata esclusivamente sui nuovi codici.

Va segnalata un’importante eccezione: per la dichiarazione IVA in scadenza il 30 aprile 2025, il legislatore ha previsto un regime transitorio che consente l’utilizzo sia dei vecchi che dei nuovi codici Ateco. Chi sceglierà di adottare già i codici aggiornati dovrà indicare il codice “1” nella casella “situazioni particolari” del frontespizio, come espressamente indicato nelle istruzioni ufficiali dell’Agenzia delle entrate.

Tempistiche di attuazione e periodo transitorio

Sebbene la riforma sia formalmente in vigore dal 1° gennaio 2025, la sua piena operatività decorre dal 1° aprile. Da questa data, imprese, professionisti e altri soggetti economici sono tenuti ad adottare i nuovi codici in tutte le dichiarazioni, comunicazioni e atti ufficiali trasmessi all’amministrazione finanziaria.

Nel periodo transitorio, da gennaio a marzo 2025, le amministrazioni coinvolte (Istat, Agenzia delle entrate, Unioncamere e Infocamere) hanno lavorato per aggiornare i propri sistemi informatici e predisporre gli strumenti necessari a garantire una transizione fluida.

Novità strutturali e ricodifica automatica

L’adozione della classificazione Ateco 2025 mantiene inalterata la finalità dello strumento, ma introduce modifiche significative nei codici e nelle relative denominazioni. Alcune attività sono state ridefinite, altre accorpate o eliminate, mentre fanno il loro ingresso nuove categorie che fotografano realtà economiche emergenti.

Per facilitare il passaggio tra i due sistemi, l’Istat ha pubblicato una tabella di corrispondenza tra vecchi e nuovi codici, strumento prezioso per verificare se la propria attività risulti modificata o confermata nella nuova classificazione.

Le Camere di commercio hanno già effettuato la ricodifica d’ufficio al 1° aprile, informando le imprese attraverso i canali digitali istituzionali. Per evitare disallineamenti informativi, la visura camerale riporterà inizialmente entrambi i codici: quello aggiornato e quello previgente, permettendo così una verifica immediata della corretta transizione.

L’app Impresa Italia consente l’accesso ai documenti aggiornati con i nuovi codici, facilitando la consultazione per le aziende. Aspetto particolarmente rilevante: le nuove regole non impongono la presentazione di una dichiarazione di variazione, a meno che non emerga un disallineamento tra il codice assegnato d’ufficio e l’attività effettivamente svolta dal contribuente.

Implicazioni pratiche per contribuenti e consulenti

Il passaggio ai nuovi codici Ateco rappresenta un cambiamento che coinvolge trasversalmente tutti gli operatori economici. Per commercialisti e consulenti fiscali, diventa fondamentale verificare la corretta ricodifica delle attività dei propri clienti, soprattutto nei casi limite o in settori oggetto di significative revisioni.

Per le aziende, in particolare quelle operanti in settori emergenti o innovativi, la nuova classificazione potrebbe rappresentare un’opportunità per un inquadramento più preciso, con potenziali vantaggi in termini di accesso a regimi fiscali specifici e di corretto posizionamento nell’applicazione degli Isa.

Il sistema Ateco, gestito dall’Istat per finalità statistiche, viene utilizzato capillarmente anche dalle Camere di commercio e dall’Agenzia delle entrate per l’attribuzione della partita Iva, l’iscrizione al registro delle imprese, l’applicazione di regimi fiscali e la compilazione delle dichiarazioni dei redditi.

Strumenti di supporto alla transizione

Per supportare adeguatamente questa transizione, l’Istat ha messo a disposizione strumenti informativi dettagliati sul proprio sito istituzionale. Oltre alla tabella di corrispondenza, è consultabile l’intera struttura classificatoria aggiornata, con note esplicative che chiariscono i criteri di inclusione ed esclusione delle diverse attività economiche.

Anche l’Agenzia delle entrate ha predisposto guide operative per illustrare le modalità di compilazione delle dichiarazioni fiscali con i nuovi codici, mentre le associazioni di categoria hanno attivato sportelli informativi per assistere i propri iscritti.

In conclusione, se da un lato la nuova classificazione Ateco 2025 comporta un necessario aggiornamento delle procedure amministrative e fiscali, dall’altro rappresenta un’importante evoluzione verso un sistema più aderente alla realtà economica contemporanea, offrendo strumenti più precisi per la classificazione delle attività produttive e una maggiore armonizzazione con gli standard europei.

In sintesi

IN SINTESI


Che cos’è cambiato con l’introduzione della classificazione Ateco 2025? La nuova classificazione Ateco 2025, in vigore dal 1° aprile, sostituisce quella del 2007 aggiornandola agli standard europei e includendo i settori emergenti dell’economia digitale. Rappresenta un cambiamento strutturale e non solo formale nella catalogazione delle attività economiche.


Quali sono le implicazioni fiscali principali? I nuovi codici Ateco sono obbligatori per dichiarazioni IVA, redditi e ISA a partire dal 2025 (anno d’imposta 2024). La loro corretta adozione incide su regimi agevolati, aliquote e controlli fiscali. Per la sola dichiarazione IVA in scadenza il 30 aprile 2025 è prevista una fase transitoria che consente ancora l’uso dei vecchi codici.


Come si è gestito il passaggio tra vecchia e nuova classificazione? Le Camere di commercio hanno effettuato una ricodifica automatica al 1° aprile, visibile sulle visure camerali insieme al vecchio codice. L’Istat ha pubblicato una tabella di corrispondenza per aiutare imprese e consulenti a verificare eventuali cambiamenti.


Serve presentare una dichiarazione di variazione? No, tranne nei casi in cui il codice assegnato d’ufficio non corrisponda all’attività realmente svolta. In tal caso, è necessario aggiornare manualmente i dati.


Quali strumenti sono stati messi a disposizione per agevolare il cambiamento? Istat e Agenzia delle entrate hanno pubblicato guide, tabelle e materiali informativi. Le associazioni di categoria offrono sportelli di assistenza, mentre l’app Impresa Italia consente la consultazione dei codici aggiornati.

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