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Cartelle esattoriali 2025: rateazioni più flessibili

2 Gennaio, 2025

Dal 1° gennaio 2025 è entrato in vigore un nuovo impianto normativo che regola la possibilità di rateizzare i debiti di natura tributaria, offrendo un massimo di 120 rate mensili in base all’importo e alla capacità economica del debitore. Questa riforma, introdotta attraverso il DLgs. 110/2024 e collegata alle modifiche dell’art. 19 del DPR 602/73, mira a garantire maggiore flessibilità nei pagamenti, lasciando più respiro a famiglie, lavoratori autonomi e imprese impegnate a onorare i propri obblighi fiscali.

Nuova cornice legislativa

La dilazione dei ruoli, da tempo strumento di aiuto per i contribuenti in difficoltà, viene ora ripensata per adeguarsi ai frequenti cambiamenti del tessuto economico e sociale. La novità principale è legata all’innalzamento del numero delle rate mensili fino a un massimo di 120, con una progressione differenziata per importi e periodi di richiesta.

Lo scopo è rendere il pagamento più graduale, considerando la reale capacità finanziaria del soggetto interessato.

Finalità di maggiore equità

Le severe restrizioni del passato, che spesso limitavano l’accesso alla rateizzazione a soggetti con parametri “rigidi”, vengono superate: ora è centrale la valutazione della difficoltà economica effettiva.

Garantire una dilazione ad ampio spettro significa ridurre rischi di insoluto e pignoramenti, favorendo direttamente la continuità di aziende e professionisti e consentendo alle persone fisiche una gestione più serena dei carichi tributari.

Limiti fino a 120.000 euro

Uno dei principali punti di svolta consiste nella liberalizzazione delle rate per i debiti non superiori a 120.000 euro. Per somme entro questa soglia, infatti, è sufficiente presentare un’istanza all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, senza ulteriore prova di criticità finanziaria. Tuttavia, il numero massimo di rate concesse dipende dalla data di inoltro della richiesta. Fino al 31 dicembre 2026 si possono raggiungere 84 rate, che salgono a 96 per le domande presenti nel biennio 2027-2028 e arrivano a 108 per quelle successive.

In casi peculiari, se il contribuente chiede più rate rispetto al tetto associato a quel periodo, diventa fondamentale provare la temporanea situazione di difficoltà economica.

Oltre la soglia di 120.000 euro

Per gli importi superiori ai 120.000 euro o per chi, pur avendo un debito inferiore, desidera comunque ottenere fino a 120 rate mensili, occorre allegare documenti in grado di testimoniare un’effettiva impossibilità di affrontare pagamenti più ravvicinati.

Questa documentazione varia a seconda del profilo soggettivo: per le persone fisiche e i contribuenti in regime semplificato si esamina l’ISEE; per le aziende che operano in contabilità ordinaria entrano in gioco l’indice di liquidità e l’Indice Alfa, generatori di un quadro più preciso della sostenibilità finanziaria di un piano di dilazione così prolungato.

ISEE e indice di liquidità

L’ISEE è lo strumento di riferimento per capire se un singolo o il suo nucleo familiare possiede risorse adeguate a coprire rate di importo più elevato in un arco di tempo ridotto. Quando la richiesta si basa sulla dimostrazione di criticità oggettive, si confrontano i dati ISEE con il totale del debito residuo. Per le imprese in contabilità ordinaria, invece, l’indice di liquidità misura entro che margine si possa far fronte alle passività correnti con le disponibilità immediate (come conti correnti e crediti prontamente riscossi).

Se tale indice scende sotto soglie minime, l’ente riscossore riconosce la possibilità di distribuire il pagamento su un massimo di 120 rate.

Indice Alfa

L’Indice Alfa, già impiegato in precedenti normative, deriva dal rapporto fra i debiti affidati in riscossione e la capacità produttiva dell’azienda. Anche questo valore funge da indicatore di stabilità e serve per valutare quanto il contribuente sia in condizione di pagare mensilmente senza incorrere in insoluti. Un punteggio elevato giustifica una dilazione più ampia, mentre un punteggio troppo basso comporta l’incremento dei controlli o la riduzione del numero di rate assegnabili.

Casi di eventi eccezionali e tutele aggiuntive

Una rilevante novità consiste nel considerare situazioni di forte impatto come calamità naturali o incendi che abbiano danneggiato l’unica abitazione o l’immobile adibito a ufficio o fabbrica. In simili frangenti, la normativa prevede una valutazione agevolata per il rilascio della rateizzazione, consentendo una dilazione fino a 120 rate senza la rigidità dei parametri citati. Basta produrre una certificazione rilasciata dal Comune di competenza che confermi l’impossibilità di sfruttare l’immobile.

Questa misura intende prevenire conseguenze catastrofiche per chi si trova nel mezzo di circostanze di forza maggiore.

Esempi  di applicazione

Un professionista che abbia accumulato debiti per 100.000 euro e presenti richiesta nel 2025 può ottenere un piano fino a 84 rate senza alcuna verifica di ISEE o di altri indici. Qualora lo stesso contribuente mostri di non poter sostenere un pagamento mensile compatibile con 84 rate e desideri allungare la dilazione a 96 o più rate, dovrà allegare la documentazione necessaria, come un ISEE aggiornato o una certificazione di riduzione dei redditi.

Un’azienda in contabilità ordinaria, invece, che abbia oneri superiori a 120.000 euro potrà accedere al tetto di 120 rate solo se i valori dell’indice di liquidità e dell’Indice Alfa suggeriscono che l’azienda non sarebbe in grado di onorare un minor numero di rate senza pericolo di inadempimento.

Aspetti operativi e conclusioni

La riforma promuove un sistema di pagamento più snello e personalizzato: l’Agenzia delle Entrate-Riscossione mette a disposizione un’applicazione online per simulare vari piani e capire, in base a ISEE, liquidità e Indice Alfa, il numero massimo di rate ottenibili. Nel panorama delle nuove regole, il contribuente deve presentare tutta la documentazione richiesta in modo chiaro e completo, e individuare con precisione l’ampiezza della dilazione più adatta.

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