Il concordato preventivo biennale, introdotto dall’articolo 34 del decreto legislativo n. 13/2024, ha sollevato discussioni e dubbi tra contribuenti e professionisti. Tra i timori più diffusi c’era l’ipotesi che i contribuenti non aderenti fossero inseriti in liste selettive per controlli mirati. Tuttavia, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, ha chiarito che non vi sarà alcuna black list: i controlli saranno basati esclusivamente sull’analisi del rischio fiscale.
Cosa prevede il concordato preventivo biennale
Il concordato preventivo biennale è uno strumento introdotto per incentivare la trasparenza fiscale e ridurre il contenzioso tra Fisco e contribuenti, con particolare attenzione alle partite IVA. La misura consente di concordare in anticipo il reddito imponibile per due anni, stabilendo un rapporto più stabile e prevedibile con l’Amministrazione finanziaria.
La norma è stata disciplinata dall’articolo 34 del decreto legislativo n. 13/2024 e rappresenta una delle principali novità fiscali degli ultimi anni. Chi aderisce ottiene vantaggi come un minor rischio di accertamenti e la possibilità di pianificare con maggiore certezza il proprio carico fiscale. Tuttavia, l’aspetto più discusso è stato il trattamento riservato a coloro che non aderiscono.
I timori iniziali: liste selettive e controlli mirati
Fin dall’introduzione della misura, si è diffusa l’idea che chi non aderisce al concordato preventivo biennale potesse essere inserito in liste selettive per controlli mirati. A generare questa percezione è stata una dichiarazione del Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, che aveva sottolineato come la mancata adesione avrebbe potuto comportare un aumento del rischio di accertamenti, qualora fossero emerse irregolarità fiscali.
Questa interpretazione è stata letta da molti come una sorta di “penalizzazione” per i non aderenti, alimentando un clima di incertezza e preoccupazione tra contribuenti e professionisti. Si temeva, in particolare, che il mancato ingresso nel concordato fosse associato a una presunzione di scarsa trasparenza fiscale.
La smentita del direttore Vincenzo Carbone
Durante l’8° Forum Nazionale dei Commercialisti ed Esperti Contabili, tenutosi il 27 gennaio, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, ha smentito categoricamente l’ipotesi di liste selettive per i controlli. Nel suo intervento, Carbone ha dichiarato che non vi saranno liste di controllo dedicate e che l’Agenzia delle Entrate base le proprie attività sull’analisi del rischio: se dovessero emergere rilevanti anomalie, solo allora scatteranno controlli adeguati.
Questa precisazione segna un cambio di tono nella comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, che mira a rassicurare i contribuenti e a dissipare ogni dubbio riguardo a presunte penalizzazioni per chi decide di non aderire al concordato preventivo biennale.
Cosa significa “analisi del rischio”
L’analisi del rischio è uno strumento utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per individuare i contribuenti a maggiore probabilità di irregolarità fiscali. Non si tratta di liste predefinite, ma di una valutazione basata su criteri oggettivi, come:
- incongruenze tra i redditi dichiarati e i dati disponibili all’Amministrazione finanziaria;
- comportamenti anomali rispetto ai parametri di settore;
- segnalazioni ricevute tramite altri enti o strumenti di controllo.
Quindi, chi non aderisce al concordato non sarà automaticamente soggetto a controlli, a meno che non emergano anomalie significative.