Il Concordato Preventivo Biennale (CPB) si conferma una misura di grande interesse per i contribuenti italiani. Recenti dichiarazioni dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza hanno fatto emergere che, per chi ha aderito al CPB, i controlli fiscali saranno ridotti al minimo, rappresentando così un’opportunità per chi desidera maggiore tranquillità fiscale. Tuttavia, non mancano i rischi: in caso di accertamenti significativi, la decadenza dal concordato può essere immediata, con conseguenze potenzialmente gravi. Vediamo nel dettaglio come funziona il CPB, i benefici per i contribuenti che aderiscono e le implicazioni per chi decide di non partecipare.
Cos’è il concordato preventivo biennale e quali sono i vantaggi
Il Concordato Preventivo Biennale, introdotto con il Decreto Legislativo n. 13 del 2024, è una misura che consente ai contribuenti di concordare preventivamente la propria posizione fiscale per due annualità, favorendo la trasparenza e la compliance. Coloro che aderiscono a questa misura beneficiano di una significativa riduzione dei controlli fiscali, grazie a un sistema che premia chi dimostra un comportamento virtuoso.
Secondo quanto chiarito dall’Agenzia delle Entrate, l’adesione al CPB riduce il rischio di essere sottoposti a verifiche fiscali, in quanto i controlli vengono organizzati sulla base del rischio stimato di evasione. Chi sceglie di aderire al CPB viene considerato un contribuente a basso rischio, con conseguente riduzione delle attività ispettive. Questo rappresenta un importante incentivo per i contribuenti che vogliono operare in un contesto di maggiore serenità fiscale.
Cosa succede a chi non aderisce al cpb?
Per chi decide di non aderire al CPB, la situazione è più complessa, ma non necessariamente negativa. L’articolo 6 del Decreto del Ministero dell’Economia e Finanze del 14 giugno 2024 stabilisce che la mancata accettazione della proposta di concordato non comporta automaticamente conseguenze sfavorevoli. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che i contribuenti non aderenti possono essere sottoposti a controlli solo in presenza di anomalie significative emerse durante l’analisi del rischio.
Ad esempio, un contribuente che non aderisce al CPB ma presenta dichiarazioni fiscali coerenti e prive di anomalie non verrà automaticamente inserito nelle liste di controllo. Al contrario, un contribuente non aderente che manifesta incongruenze nei dati dichiarati potrebbe essere oggetto di verifiche più approfondite. Il principio guida resta l’analisi del rischio, che determina le priorità di controllo per gli enti ispettivi.
Le cause di decadenza dal cpb: cosa sapere per evitare problemi
Un aspetto cruciale del CPB è rappresentato dalle cause di decadenza, che possono verificarsi in caso di accertamenti significativi da parte dell’Agenzia delle Entrate. In base all’articolo 22, comma 1, lettera a) del Decreto Legislativo n. 13 del 2024, la decadenza si verifica qualora, nei periodi di imposta oggetto del concordato (o in quello precedente), emergano:
- Attività non dichiarate o inesistenza di passività dichiarate, per un importo superiore al 30% dei ricavi dichiarati.
La particolarità di questa norma è che la decadenza si applica nel momento stesso in cui viene emesso l’avviso di accertamento, indipendentemente dalla sua definitività. Questo significa che, anche se il contribuente decide di impugnare l’accertamento davanti alla Corte di Giustizia Tributaria, gli effetti della decadenza si manifestano immediatamente.
Facciamo un esempio pratico: un’azienda aderente al CPB dichiara ricavi per 500.000 euro. Se, in seguito a un accertamento, emergono attività non dichiarate pari a 160.000 euro (ossia il 32% dei ricavi), scatta automaticamente la decadenza dal concordato, con il conseguente ripristino delle ordinarie attività ispettive.
Il ravvedimento speciale: chi può accedervi e chi è escluso
Un altro tema strettamente connesso al CPB è quello del ravvedimento speciale, una misura che consente ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione fiscale con sanzioni ridotte. Tuttavia, non tutti possono accedere a questa opportunità. L’Agenzia delle Entrate, attraverso il Provvedimento del 4 novembre 2024, ha escluso dalla sanatoria i contribuenti in regime forfettario che hanno aderito al CPB.
Per beneficiare del ravvedimento speciale, è necessario aver aderito al concordato nella versione prevista dagli articoli 10-22 del Decreto Legislativo n. 13 del 2024. Questo significa che i contribuenti che determinano il reddito con criteri forfettari non possono accedere alla sanatoria, anche se hanno applicato gli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità) o dichiarato cause di esclusione ammesse. La normativa, infatti, esclude espressamente i soggetti forfettari, richiamando le disposizioni dell’articolo 2-quater, comma 6-bis, del Decreto Legge n. 113 del 2024 e dell’articolo 7-bis del Decreto Legge n. 155 del 2024.