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Controlli fiscali sui forfettari 2019 al via: conseguenze e strategie di regolarizzazione

17 Marzo, 2025

L’Agenzia delle Entrate ha iniziato a trasmettere gli schemi di atto di accertamento relativi all’anno fiscale 2019 ai contribuenti che hanno adottato il regime forfettario pur non rispettando i requisiti previsti dalla normativa. Il primo elemento sotto la lente d’ingrandimento è il limite di ricavi o compensi, che per il 2018 (anno precedente a quello oggetto di controllo) era fissato a 65.000 euro. La fuoriuscita dal regime agevolato comporta numerose conseguenze fiscali, tra cui sanzioni per dichiarazione infedele, irregolarità nell’emissione di fatture senza IVA e violazioni legate alla mancata presentazione della dichiarazione IVA. Vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo e quali sono le opzioni disponibili per regolarizzare la propria posizione.

La natura dei controlli in corso

I controlli avviati dal fisco italiano rappresentano un’azione sistematica volta a identificare i contribuenti che hanno impropriamente beneficiato delle agevolazioni previste dal regime forfettario nel 2019. L’Agenzia delle Entrate sta esaminando con particolare attenzione le posizioni fiscali di quei professionisti e imprenditori che hanno compilato il quadro LM nella dichiarazione dei redditi 2019, pur avendo superato la soglia di ricavi/compensi di 65.000 euro nell’anno precedente.

Gli uffici finanziari stanno analizzando tanto gli aspetti legati all’imposta sui redditi quanto quelli relativi all’IVA. Nel primo caso, verificano se il contribuente aveva diritto all’applicazione dell’imposta sostitutiva forfettaria; nel secondo, controllano se le fatture emesse senza applicazione dell’IVA (come previsto dal regime agevolato ai sensi dell’articolo 1, commi 58 e 59 della Legge 190/2014) fossero effettivamente conformi alla situazione fiscale del contribuente.

La verifica dei requisiti rappresenta il cuore dell’attività di controllo, poiché da questa dipende la legittimità dell’adozione del regime forfettario e, di conseguenza, l’eventuale contestazione di violazioni tributarie.

Le contestazioni mosse dall’Agenzia delle Entrate

Negli schemi di atto di accertamento trasmessi ai contribuenti, l’Agenzia delle Entrate evidenzia specifiche irregolarità che giustificano la riqualificazione della posizione fiscale. Le principali contestazioni riguardano:

  • L’assenza dei requisiti di accesso o permanenza nel regime agevolato, con particolare riferimento al superamento della soglia di 65.000 euro di ricavi o compensi nel periodo d’imposta 2018;
  • L’errata applicazione del regime IVA, con conseguente mancata applicazione dell’imposta sulle operazioni attive;
  • La compilazione del quadro LM nella dichiarazione dei redditi 2019 nonostante l’assenza dei presupposti per l’utilizzo del regime forfettario.

Queste contestazioni rappresentano il punto di partenza per la rideterminazione della posizione fiscale del contribuente, con conseguente applicazione del regime ordinario sia ai fini delle imposte dirette che dell’IVA.

Le conseguenze della “riqualificazione” fiscale

La riclassificazione della posizione fiscale dal regime forfettario a quello ordinario comporta una serie di conseguenze rilevanti per il contribuente. Vediamo quali sono i principali effetti:

Imposte dirette

Il contribuente viene assoggettato alla tassazione ordinaria IRPEF e relative addizionali regionali e comunali sull’intero ammontare dei compensi o ricavi dichiarati. L’Agenzia delle Entrate calcola l’imposta dovuta tenendo conto delle deduzioni e detrazioni applicabili nel regime ordinario, ma sottraendo quanto già versato a titolo di imposta sostitutiva “forfettaria”.

IVA

L’aspetto forse più problematico riguarda l’IVA. Il contribuente si trova a dover versare l’imposta relativa a tutte le operazioni attive effettuate nel 2019, anche se questa non è stata addebitata ai clienti e quindi non è stata incassata. Questo rappresenta un costo netto per il contribuente, che non può più trasferire l’onere fiscale sui propri clienti, essendo ormai trascorso il periodo d’imposta.

Sanzioni amministrative

Il quadro sanzionatorio è particolarmente severo e include:

  • Sanzioni per dichiarazione infedele dei redditi (dal 90% al 180% della maggiore imposta dovuta),
  • Sanzioni per omessa dichiarazione IVA (dal 120% al 240% dell’imposta dovuta),
  • Sanzioni per irregolarità nell’emissione di fatture senza l’applicazione dell’IVA quando dovuta.

La somma di queste sanzioni può risultare particolarmente gravosa, superando in alcuni casi l’ammontare delle imposte contestate.

Le possibilità di regolarizzazione

Per fortuna, il sistema tributario prevede strumenti che consentono di mitigare l’impatto delle sanzioni. La principale opportunità di regolarizzazione menzionata negli atti di accertamento è rappresentata dal “cumulo giuridico” delle sanzioni.

Il cumulo giuridico delle sanzioni

Questo istituto, previsto dall’articolo 12 del D.Lgs. 472/1997, consente di applicare la sanzione più grave aumentata di un quinto, anziché sommare aritmeticamente tutte le sanzioni relative alle singole violazioni. Ciò può comportare un risparmio significativo, specialmente in presenza di numerose violazioni della stessa indole.

Ad esempio, se un contribuente ha commesso violazioni che prevedono sanzioni di 10.000, 8.000 e 6.000 euro, anziché pagare 24.000 euro (somma aritmetica), grazie al cumulo giuridico pagherà 12.000 euro (10.000 + 1/5).

L’acquiescenza all’accertamento

Un’altra strategia di regolarizzazione consiste nell’acquiescenza all’accertamento, che comporta:

  • Riduzione delle sanzioni a un terzo,
  • Rinuncia all’impugnazione dell’atto,
  • Pagamento integrale delle somme dovute entro il termine per il ricorso.

Questa opzione può essere conveniente quando le contestazioni dell’Agenzia sono fondate e difficilmente contestabili.

Strategie difensive per i contribuenti

Non sempre le contestazioni dell’Agenzia delle Entrate sono inoppugnabili. In alcuni casi, il contribuente può avere validi motivi per contestare la riqualificazione della propria posizione fiscale. Ecco alcune possibili strategie difensive:

Errori di calcolo nei ricavi/compensi

È possibile che l’Agenzia abbia considerato nel calcolo della soglia dei 65.000 euro componenti che andavano invece esclusi. Un’attenta verifica dei documenti fiscali può rivelare errori materiali che giustificano l’adozione del regime forfettario.

Fattispecie particolari

Esistono situazioni specifiche in cui il superamento della soglia non comporta automaticamente l’esclusione dal regime agevolato. Ad esempio, la normativa prevede che in caso di esercizio contemporaneo di attività diverse, i limiti di ricavi/compensi vadano verificati distintamente per ciascuna attività.

Legittimo affidamento

In alcuni casi, il contribuente potrebbe aver agito sulla base di indicazioni fornite dall’amministrazione finanziaria attraverso circolari, risoluzioni o risposte a interpelli. In tali circostanze, può invocare il principio del legittimo affidamento previsto dallo Statuto del contribuente (Legge 212/2000).

Esempi pratici di conseguenze fiscali

Per comprendere meglio l’impatto concreto di un’eventuale riqualificazione, ecco due casi rappresentativi:

Caso 1: Commerciante al dettaglio

Un commerciante con ricavi di 70.000 euro conseguiti nel periodo di imposta precedente, nel 2019 che ha applicato il regime forfettario (con coefficiente di redditività del 40% e imposta sostitutiva del 15%) avrebbe versato 4.200 euro di imposta. Con il passaggio al regime ordinario, considerando i costi effettivi documentati di 30.000 euro, l’IRPEF sarebbe di circa 9.500 euro, oltre alle addizionali regionali e comunali. A questo si aggiunge l’IVA non applicata sulle vendite (circa 15.400 euro) e le relative sanzioni.

Caso 2: Libero professionista

Un avvocato con compensi di 85.000 euro conseguiti nel periodo di imposta precedente, nel 2019 che ha applicato il regime forfettario (con coefficiente di redditività del 78% e imposta sostitutiva del 15%) avrebbe versato 9.945 euro di imposta. Nel regime ordinario, considerando spese effettive per 20.000 euro, l’IRPEF ammonterebbe a circa 18.500 euro, oltre alle addizionali. L’IVA non applicata (circa 18.700 euro) rappresenta un ulteriore costo, aggravato dalle sanzioni applicabili.

Conclusioni

I controlli dell’Agenzia delle Entrate sui forfettari rappresentano un campanello d’allarme per tutti i contribuenti che utilizzano regimi agevolati. La corretta verifica dei requisiti di accesso e permanenza in tali regimi diventa fondamentale per evitare pesanti conseguenze fiscali a distanza di anni. La trasformazione da regime forfettario a ordinario comporta non solo maggiori imposte sui redditi, ma anche l’obbligo di versare l’IVA non addebitata ai clienti, con un impatto potenzialmente devastante sulla liquidità del contribuente.

La regolarizzazione attraverso il cumulo giuridico delle sanzioni rappresenta un’opportunità da valutare attentamente, così come l’eventuale impugnazione dell’atto quando si ritiene di avere solide basi difensive. In ogni caso, l’assistenza di un professionista qualificato rimane indispensabile per navigare efficacemente questa complessa situazione fiscale.

In sintesi

IN SINTESI


Qual è l’obiettivo dei controlli dell’Agenzia delle Entrate? Verificare che i contribuenti che hanno adottato il regime forfettario nel 2019 rispettassero i requisiti richiesti, in particolare il limite di ricavi o compensi di 65.000 euro nell’anno precedente.


Quali sono le principali contestazioni mosse dall’Agenzia? La fuoriuscita dal regime agevolato viene contestata per superamento del limite di ricavi, errata applicazione dell’IVA e indebita compilazione del quadro LM nella dichiarazione dei redditi.


Quali sono le conseguenze della riqualificazione fiscale? I contribuenti vengono assoggettati al regime ordinario con imposte più elevate, obbligo di versare l’IVA non addebitata ai clienti e l’applicazione di severe sanzioni amministrative.


Quali strumenti sono disponibili per regolarizzare la posizione? Il cumulo giuridico delle sanzioni permette di ridurre l’importo complessivo, mentre l’acquiescenza all’accertamento consente una riduzione delle sanzioni in cambio della rinuncia all’impugnazione.


Quali strategie difensive possono adottare i contribuenti? È possibile contestare errori di calcolo sui ricavi, valutare fattispecie particolari che escludono l’esclusione automatica dal regime forfettario e invocare il principio del legittimo affidamento in caso di indicazioni errate fornite dall’amministrazione finanziaria.

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