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Deducibilità Interessi passivi su imposte accertate: rischi e strategie operative

30 Gennaio, 2025

La deducibilità degli interessi passivi relativi a imposte accertate rappresenta uno dei temi più controversi in ambito fiscale. La questione emerge frequentemente nei casi di accertamento con adesione o conciliazione giudiziale, dove l’impresa si trova a dover decidere se considerare tali interessi come deducibili ai fini delle imposte sul reddito (IRES) e dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP).

Il dilemma nasce dal contrasto interpretativo tra l’Agenzia delle Entrate, che ritiene questi interessi deducibili, e la Corte di Cassazione, che ne afferma l’indeducibilità. Con una normativa non del tutto chiara e priva di indicazioni esplicite, le imprese devono scegliere tra diverse strategie operative, ognuna con vantaggi, rischi e implicazioni fiscali.

Il quadro normativo e giurisprudenziale

Il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) disciplina la deducibilità degli interessi passivi all’art. 96, ma non fornisce indicazioni specifiche sugli interessi derivanti da imposte accertate. Tuttavia, l’art. 109, comma 5 del TUIR, stabilisce che gli oneri fiscali non sono deducibili, creando un potenziale ostacolo alla deduzione degli interessi passivi accessori a tali oneri.

Secondo questa norma, gli interessi moratori per il ritardo nel pagamento delle imposte potrebbero essere considerati accessori a un debito fiscale principale, assumendone quindi lo stesso trattamento di indeducibilità. Questo è il punto su cui fa leva la Corte di Cassazione per negare la deducibilità.

La posizione dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate, con la risposta a interpello n. 541 del 2022 e successivamente con la risposta n. 172 del 2024, ha adottato un’interpretazione favorevole alla deducibilità. Secondo l’Agenzia, gli interessi passivi legati al ritardato pagamento di imposte accertate devono essere trattati come qualsiasi altro onere finanziario.

In particolare, l’Agenzia sottolinea che:

  • Gli interessi passivi sono deducibili applicando le regole generali dell’art. 96 TUIR, senza considerare la natura del debito principale cui sono collegati.
  • Non vi è alcuna norma che neghi esplicitamente la deducibilità degli interessi passivi correlati a imposte accertate.
  • La funzione principale degli interessi passivi è compensare il ritardo nell’adempimento di un’obbligazione, senza mutarne la natura tributaria.

Inoltre, l’Agenzia richiama la risoluzione n. 178/2001, che aveva già ammesso la deducibilità degli interessi passivi relativi a sanzioni amministrative, rafforzando il principio che la deducibilità non dipende dall’evento che ha generato l’onere, ma dalla natura finanziaria dell’interesse stesso.

La posizione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 28740 del 4 ottobre 2022, ha espresso un’opinione diametralmente opposta. Secondo la Corte, gli interessi passivi legati al ritardato pagamento delle imposte sono indeducibili in quanto accessori a un debito fiscale principale che, per legge, non è deducibile.

La Corte argomenta che:

  • Gli interessi moratori hanno una funzione risarcitoria, poiché compensano l’erario per il mancato pagamento tempestivo delle imposte.
  • Essendo accessori a un’obbligazione principale indeducibile, assumono la stessa natura giuridica di indeducibilità.
  • L’art. 109, comma 5 del TUIR, esclude espressamente la deducibilità degli oneri fiscali, e tale esclusione si estende agli interessi passivi legati al pagamento tardivo di tali oneri.

Questa divergenza tra Agenzia delle Entrate e Corte di Cassazione crea un’incertezza normativa significativa, che costringe le imprese a valutare con attenzione il trattamento da adottare.

Le strategie operative: tre approcci possibili

Alla luce del quadro normativo e delle posizioni divergenti, le imprese possono adottare tre diverse strategie per gestire la questione della deducibilità degli interessi passivi legati alle imposte accertate.

Dedurre gli interessi passivi

Seguendo l’orientamento dell’Agenzia delle Entrate, l’impresa può decidere di dedurre gli interessi passivi in dichiarazione, trattandoli come un normale costo finanziario. Questa scelta comporta un immediato risparmio fiscale, pari al 24% dell’importo degli interessi ai fini IRES, oltre al beneficio sull’IRAP.

Vantaggi:

  • Riduzione del carico fiscale immediato.
  • Coerenza con l’interpretazione ufficiale dell’Agenzia delle Entrate.
  • Rischio di contestazioni basso, grazie alla chiarezza espressa nella risposta a interpello n. 172/2024.

Rischi:

  • Possibile contestazione da parte degli organi di controllo che seguano la giurisprudenza della Cassazione.
  • Eventuali sanzioni, sebbene mitigabili invocando l’obiettiva incertezza normativa.

Esempio pratico: Un’azienda sostiene 15.000 euro di interessi su imposte accertate. Deducendoli, ottiene un risparmio fiscale immediato di 3.600 euro (IRES). Se l’Agenzia non contesta, il vantaggio è netto.

Non dedurre gli interessi passivi

Un approccio più prudente consiste nel non dedurre gli interessi passivi in dichiarazione, accettando interamente il costo fiscale.

Vantaggi:

  • Nessun rischio di contestazioni o contenziosi.
  • Approccio più conservativo, adatto a imprese particolarmente avverse al rischio.

Rischi:

  • Maggior carico fiscale per l’impresa.
  • Possibile critica da parte dei soci, che potrebbero considerare la scelta eccessivamente cauta.

Esempio pratico: La stessa azienda dell’esempio precedente decide di non dedurre i 15.000 euro di interessi. Paga quindi l’intero importo delle imposte senza beneficiare del risparmio fiscale.

Non dedurre gli interessi e richiedere successivamente un rimborso

Una terza opzione, più articolata, consiste nel non dedurre gli interessi passivi in dichiarazione, ma presentare successivamente un’istanza di rimborso entro 48 mesi, dichiarando di aver versato un’imposta maggiore rispetto a quanto dovuto.

Vantaggi:

  • Evita contestazioni immediate.
  • Mantiene aperta la possibilità di recuperare il risparmio fiscale.

Rischi:

  • Appesantimento amministrativo.
  • Possibilità di dover sostenere un contenzioso per ottenere il rimborso.

Esempio pratico: L’azienda non deduce i 15.000 euro in dichiarazione, ma presenta un’istanza di rimborso dopo il pagamento delle imposte. Se l’Agenzia accetta l’istanza, recupera il risparmio fiscale senza rischiare sanzioni.

Quale scelta adottare?

La decisione dipende dalla propensione al rischio dell’impresa e dalla sua situazione specifica. Dedurre gli interessi passivi può rappresentare la soluzione più vantaggiosa in termini di risparmio fiscale, soprattutto considerando l’orientamento favorevole dell’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, per imprese più prudenti, le alternative di non dedurre gli interessi o di presentare successivamente un’istanza di rimborso rappresentano opzioni valide per evitare rischi di contestazione.

Conclusioni

La gestione della deducibilità degli interessi passivi legati a imposte accertate richiede un’attenta analisi delle normative e delle interpretazioni giurisprudenziali. In assenza di una posizione univoca, è fondamentale valutare i rischi e i benefici di ogni strategia, bilanciando il risparmio fiscale con la prudenza e la tutela degli interessi societari.

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