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Fattura elettronica e partita IVA errata: guida pratica alla correzione

6 Agosto, 2024

Nel complesso panorama della fatturazione elettronica, l’indicazione errata della partita IVA del cliente rappresenta un errore frequente che può avere conseguenze significative sia dal punto di vista fiscale che contabile. Questo articolo si propone di fornire una guida esaustiva su come affrontare e risolvere questa problematica, analizzando nel dettaglio le procedure corrette, le implicazioni legali e le possibili ripercussioni di un mancato intervento.

Il ruolo cruciale della partita IVA nella fatturazione elettronica

La partita IVA non è un semplice numero identificativo, ma rappresenta un elemento fondamentale di ogni fattura, essenziale per la corretta gestione fiscale e contabile delle transazioni commerciali. L’articolo 21, comma 2, lettera f) del Decreto IVA stabilisce inequivocabilmente che l’indicazione accurata della partita IVA del committente è un requisito imprescindibile per la regolarità della fattura.Nel contesto della fatturazione elettronica, la precisione di questo dato assume un’importanza ancora maggiore. Il Sistema di Interscambio (SdI), infatti, utilizza la partita IVA come chiave di identificazione per l’instradamento corretto dei documenti. Un errore in questo campo può quindi compromettere l’intero processo di trasmissione e ricezione della fattura.

Casistiche comuni di errore nella partita IVA

Gli errori nell’indicazione della partita IVA possono manifestarsi in diverse forme:

  • Errori di digitazione: Sono i più comuni e possono derivare da una semplice disattenzione durante l’inserimento manuale dei dati.
  • Confusione tra partita IVA e codice fiscale: Particolarmente frequente nel caso di ditte individuali o professionisti, dove i due codici possono essere simili.
  • Utilizzo di una partita IVA non più valida: Può accadere quando non si è aggiornato l’anagrafica clienti e si utilizza una partita IVA di un’azienda che ha cessato l’attività o ha subito trasformazioni societarie.
  • Indicazione della partita IVA individuale invece di quella del gruppo IVA: Un caso specifico che merita particolare attenzione, oggetto di chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Il caso particolare dei gruppi IVA

La gestione delle fatture elettroniche nei confronti di soggetti appartenenti a gruppi IVA presenta delle peculiarità che è bene conoscere per evitare errori.

Secondo la normativa vigente, quando si effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi nei confronti di un soggetto che fa parte di un gruppo IVA, l’operazione si considera effettuata nei confronti del gruppo stesso. Questo implica che la fattura debba riportare la partita IVA del gruppo e non quella del singolo partecipante.Il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 6 aprile 2018 ha stabilito precise regole in merito. In particolare, l’articolo 3, comma 2 del decreto prevede che i membri del gruppo IVA debbano comunicare ai fornitori due informazioni fondamentali:

  • La partita IVA del gruppo
  • Il codice fiscale del singolo acquirente

Questa duplice indicazione serve a garantire la corretta imputazione dell’operazione sia a livello di gruppo che di singolo partecipante. È responsabilità del rappresentante del gruppo o dei singoli partecipanti verificare che queste informazioni siano correttamente riportate nelle fatture ricevute.

Procedure la correzione della partita IVA errata

Quando ci si accorge di aver emesso o ricevuto una fattura elettronica con una partita IVA errata, è fondamentale agire tempestivamente. Le modalità di correzione possono variare a seconda della situazione specifica:

1. Emissione di nota di variazione

Questa è generalmente la soluzione più lineare e trasparente. Il fornitore, una volta informato dell’errore, può emettere una nota di variazione per stornare la fattura errata e successivamente emettere un nuovo documento corretto seguendo una procedura specifica:

  • Il fornitore emette una nota di credito a storno totale della fattura errata
  • La nota di credito deve riportare gli estremi della fattura che si intende annullare
  • Successivamente, il fornitore emette una nuova fattura con i dati corretti
  • Entrambi i documenti (nota di credito e nuova fattura) devono essere trasmessi al Sistema di Interscambio

2. Autofattura di regolarizzazione

Se il fornitore non provvede alla correzione, il cliente può emettere un’autofattura di regolarizzazione. Questo documento deve essere trasmesso al Sistema di Interscambio (SdI) seguendo una procedura specifica:

  • Utilizzare il codice TD20 nel campo “Tipo Documento”.
  • Compilare la sezione cedente/prestatore con i dati del fornitore originale.
  • Inserire i propri dati nella sezione cessionario/committente.
  • Indicare l’imponibile e l’IVA della fattura originale.
  • Nel campo “Causale” specificare gli estremi della fattura che si sta regolarizzando.

Importante. A partire dal prossimo 1 settembre 2024, conseguentemente all’entrata in vigore del decreto legislativo n. 87 del 14 giugno 2024, il cessionario/committente dovrà inviare una semplice comunicazione all’Agenzia delle Entrate in luogo dell’emissione dell’autofattura TD20. Questa comunicazione dovrà essere effettuata tramite gli strumenti che l’Agenzia metterà a disposizione (i dettagli tecnici di questi strumenti non sono ancora stati resi noti).

Aspetti pratici e fiscali dell’autofattura di regolarizzazione

L’emissione dell’autofattura di regolarizzazione non è solo una procedura tecnica, ma ha importanti implicazioni fiscali:

  • Sostituzione dell’obbligo cartaceo: Come chiarito dalla risoluzione n. 72/E/2019 dell’Agenzia delle Entrate, l’invio dell’autofattura elettronica sostituisce l’obbligo di presentazione dell’autofattura in formato cartaceo all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate competente, previsto dall’articolo 6, comma 8 lettera a) del D.Lgs. 471/1997.
  • Tempistica: L’autofattura deve essere emessa entro il trentesimo giorno successivo alla registrazione della fattura irregolare, o entro il termine della liquidazione periodica nella quale l’imposta relativa all’acquisto è confluita.
  • Detrazione IVA: La regolarizzazione tramite autofattura è cruciale per poter esercitare il diritto alla detrazione dell’IVA, che potrebbe essere messo in discussione in caso di fattura con partita IVA errata.
  • Sanzioni: La mancata regolarizzazione può comportare sanzioni amministrative, come previsto dall’articolo 6, comma 8 del D.Lgs. 471/1997.

Gestione contabile della correzione

La corretta gestione contabile della correzione è fondamentale per mantenere l’integrità dei registri IVA e garantire la correttezza delle dichiarazioni fiscali:

  1. Per il fornitore:
    • In caso di emissione di nota di variazione, annotare sia la nota di credito che la nuova fattura nei registri IVA.
    • Se non si emette nota di variazione, annotare nel registro IVA vendite che la regolarizzazione è avvenuta tramite autofattura emessa dal cliente.
  2. Per il cliente:
    • Registrare l’autofattura di regolarizzazione nel registro IVA acquisti.
    • Conservare l’autofattura e la fattura originale errata per eventuali controlli futuri.

Conclusioni

La correzione di una partita IVA errata in una fattura elettronica, sebbene possa sembrare un’operazione complessa, è un processo gestibile se affrontato con la dovuta attenzione e seguendo le procedure corrette. È fondamentale agire tempestivamente per evitare complicazioni fiscali e contabili.

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