Sono il presidente di un’associazione sportiva dilettantistica e sto valutando la nomina del Responsabile Safeguarding. Il nostro commercialista, che conosce bene la nostra realtà e le dinamiche dello sport che pratichiamo, si è proposto per questo ruolo. Considerando che ha già un incarico professionale con noi, è possibile affidargli anche questa responsabilità, visto che la legge richiede competenza, autonomia e indipendenza per questa figura?
Gentile Presidente, comprendo la sua volontà di valorizzare la competenza e la conoscenza del vostro commercialista nell’ambito dell’associazione sportiva. Tuttavia, devo informarla che la nomina del commercialista come Responsabile Safeguarding non sarebbe in linea con le disposizioni normative vigenti e le best practices del settore. Il ruolo di Responsabile Safeguarding, introdotto dal Decreto Legislativo n. 36/2021 nell’ambito della riforma dello sport, richiede infatti caratteristiche specifiche che vanno oltre la mera conoscenza delle dinamiche associative. In particolare, l’indipendenza e l’autonomia sono requisiti fondamentali che potrebbero essere compromessi dal preesistente rapporto professionale del commercialista con l’associazione. L’articolo 16 del suddetto decreto sottolinea l’importanza di garantire che il Responsabile Safeguarding possa agire in modo completamente imparziale, senza conflitti di interesse. La Circolare del CONI n. 3/2022 ha ulteriormente enfatizzato questo aspetto, evidenziando la necessità di una piena autonomia decisionale e operativa. Nel vostro caso, il fatto che il commercialista abbia già un incarico professionale presso l’associazione potrebbe essere interpretato come un potenziale conflitto di interessi, minando la percezione di imparzialità necessaria per questo ruolo delicato. Inoltre, le competenze richieste per il Responsabile Safeguarding, come delineate dal Decreto del Dipartimento per lo Sport del 24 giugno 2022, includono conoscenze specifiche in ambito psicologico, pedagogico e legale, con particolare attenzione alla tutela dei minori e alla gestione di situazioni sensibili. Queste competenze difficilmente si sovrappongono al profilo professionale di un commercialista, per quanto esperto del settore sportivo. Le linee guida emanate dalle Federazioni Sportive Nazionali, come ad esempio quelle della FIGC, sottolineano l’importanza di scegliere una figura che possa essere percepita come un punto di riferimento neutrale e affidabile da tutti i membri dell’associazione, inclusi atleti, famiglie e staff. La nomina di una persona già legata all’associazione potrebbe compromettere questa percezione di neutralità. Pertanto, il mio consiglio è di cercare una figura esterna all’associazione, con competenze specifiche in materia di tutela dei minori e prevenzione degli abusi nello sport. Questa scelta non solo rispetterà pienamente i requisiti normativi, ma contribuirà anche a rafforzare l’immagine della vostra associazione come un ambiente sicuro e attento al benessere dei giovani atleti. Ricordo che la tutela dei minori e la prevenzione di abusi e discriminazioni sono obiettivi primari della riforma dello sport, e la scelta del Responsabile Safeguarding deve riflettere questa priorità. In conclusione, sebbene possa sembrare vantaggioso affidarsi a una figura già nota e competente come il vostro commercialista, per questo ruolo specifico è necessario guardare oltre, privilegiando l’indipendenza e le competenze specialistiche richieste dalla normativa.