Nel contesto delle recenti modifiche normative previste dal disegno di legge di bilancio 2025, una delle proposte più discusse era l’articolo 112, che prevedeva l’inserimento di rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nei collegi sindacali delle società che ricevono contributi pubblici superiori ai 100 mila euro. Tuttavia, dopo un acceso dibattito parlamentare e la ricezione di numerose critiche da parte di esperti e professionisti del settore, il governo ha deciso di fare un passo indietro, optando per una soluzione più equilibrata e meno invasiva.
L’Intento originale dell’articolo 112
Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha chiarito la posizione del governo durante un’audizione alle commissioni congiunte di finanze e bilancio di Camera e Senato. Il focus principale è garantire che le società private che ricevono fondi pubblici superiori ai 100 mila euro rendicontino in modo chiaro e trasparente l’utilizzo di queste risorse. L’articolo 112 comma 1 della legge di bilancio, che prevedeva la presenza di revisori del MEF nei collegi sindacali delle società, non è una prescrizione rigida, ma il principio di trasparenza che sottintende è imprescindibile.
Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha chiarito che l’intento non era quello di interferire direttamente nella gestione delle società private, ma di assicurarsi che i contributi pubblici fossero utilizzati in modo parsimonioso e responsabile. Tuttavia, la proposta di inserire ispettori ministeriali nei collegi sindacali aveva sollevato preoccupazioni riguardo all’autonomia decisionale delle aziende e alla potenziale duplicazione dei controlli.
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Le critiche e la reazione del Governo
Le critiche principali riguardavano la violazione della libertà di nomina dei componenti degli organi di controllo da parte dell’assemblea dei soci, il contrasto con il Codice Civile e le potenziali difficoltà operative. Ad esempio, l’articolo 2397 del Codice Civile e l’articolo 2 del Decreto Legislativo 39/2010 stabiliscono già i requisiti professionali per i revisori legali, e l’introduzione di un “tutore” ministeriale avrebbe potuto creare confusione e duplicazione nei doveri degli organi di controllo.
Di fronte a tali critiche, il ministro Giorgetti ha dimostrato apertura al dialogo, sottolineando che il principio di trasparenza doveva essere mantenuto, ma che il metodo per raggiungerlo poteva essere rivisto. Ha affermato: «Sono apertissimo a qualsiasi tipo di proposta però il principio deve essere mantenuto: chi riceve il contributo dello Stato deve rispondere di come lo utilizza».
La nuova proposta: affidare il controllo ai sindaci
Per evitare la necessità di inviare revisori ministeriali nelle società, il MEF sta considerando di affidare ai sindaci già presenti nelle aziende il compito di rendicontare l’uso dei contributi pubblici.
Questo approccio non solo riduce il carico amministrativo, ma anche il potenziale impatto negativo sulla gestione interna delle società coinvolte.Giorgetti ha dichiarato che il MEF non intende “andare a curiosare”, ma piuttosto assicurarsi che i fondi pubblici vengano utilizzati in modo responsabile. Riconosce infatti che l’invio di revisori ministeriali potrebbe essere percepito come un intervento pesante e invasivo, mentre i sindaci, già parte integrante delle aziende, potrebbero svolgere questo ruolo con maggiore efficacia e meno interferenza.
Conclusione
Questa nuova proposta rappresenta un compromesso che cerca di bilanciare l’esigenza di trasparenza e la tutela dell’autonomia delle imprese, mantenendo il principio fondamentale che i fondi pubblici devono essere gestiti con la massima cura e responsabilità.