Il concetto di sostenibilità sta assumendo un ruolo sempre più centrale nelle strategie aziendali, trasformandosi da un ideale astratto in un insieme di obblighi normativi concreti. Le direttive europee, come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e le nuove disposizioni ESG, stanno cambiando radicalmente il modo in cui le imprese devono operare e rendicontare le loro attività. Questo articolo offre un’analisi approfondita delle normative, delle loro implicazioni pratiche e delle opportunità che possono nascere per le aziende che sapranno adattarsi con successo a questi cambiamenti.
Sostenibilità ed economicità: un equilibrio essenziale
Quando si parla di sostenibilità, le dimensioni ambientale (E), sociale (S) e di governance (G) sono i tre pilastri fondamentali. Tuttavia, manca spesso una quarta dimensione implicita: l’economicità. Un’azienda non può essere sostenibile se non è in grado di generare valore economico a lungo termine, garantendo contemporaneamente benefici per tutti gli stakeholder. Questo concetto, noto come Creating Shared Value (CSV), implica una gestione strategica che integri gli interessi economici con quelli sociali e ambientali.
Nel tempo, il concetto di sostenibilità si è evoluto. Dalla filantropia iniziale, che si limitava a donazioni scollegate dalle attività aziendali, si è passati alla responsabilità sociale d’impresa (CSR), concentrata sulla mitigazione degli impatti negativi. Oggi, si punta alla creazione di valore condiviso, un paradigma che considera imprescindibile l’interrelazione tra benessere sociale e successo economico.
L’Agenda 2030 e il linguaggio comune della sostenibilità
Un passo cruciale verso una visione globale della sostenibilità è stato compiuto con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che ha introdotto 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) e 169 sotto-obiettivi. Questi standard internazionali forniscono un framework universale per affrontare sfide globali, come la lotta alla povertà, il cambiamento climatico e l’uguaglianza di genere.
Gli SDG permettono alle aziende di settori diversi di parlare un linguaggio comune, favorendo una standardizzazione nella misurazione dei progressi e nella pianificazione di strategie sostenibili.
La CSRD: cambiamenti sostanziali nella rendicontazione aziendale
La CSRD, entrata in vigore con la direttiva 2022/2464, ha sostituito la precedente NFRD, ampliando significativamente il numero di aziende soggette all’obbligo di rendicontazione. Se in passato circa 200 imprese italiane erano coinvolte, con questa nuova normativa il numero salirà a oltre 4.000 aziende, con un impatto significativo anche su quelle medie e piccole.
Le principali novità introdotte includono l’obbligo di integrare le informazioni di sostenibilità nella relazione sulla gestione, superando la pratica di documenti separati. La doppia materialità rappresenta un altro elemento innovativo: le imprese dovranno valutare sia gli impatti delle loro attività su ambiente e società, sia come i fattori ESG influenzano la loro performance economico-finanziaria. Questo approccio permette di avere una visione olistica dei rischi e delle opportunità legati alla sostenibilità.
Un altro aspetto cruciale è l’introduzione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), che definiscono criteri specifici per la rendicontazione, suddivisi in tre livelli: standard generali, settoriali e aziendali. Questi standard garantiscono uniformità nella misurazione e nella comunicazione dei dati, aumentando la trasparenza e la comparabilità tra le imprese.
Tassonomia Europea e lotta al greenwashing
La Tassonomia Europea, introdotta con il regolamento del 2020, è uno strumento fondamentale per classificare le attività economiche in base al loro livello di sostenibilità. Attraverso criteri tecnici e il principio del Do No Significant Harm, le aziende sono chiamate a dimostrare l’allineamento delle loro attività con i sei obiettivi ambientali stabiliti dall’Unione Europea.Questo sistema mira a contrastare il fenomeno del greenwashing, ossia la pratica di presentare come sostenibili attività che in realtà non lo sono.
Le aziende devono fornire dati dettagliati su spese capitali (capex), spese operative (opex) e fatturato relativo alle attività ecosostenibili. Queste informazioni, soggette a revisione obbligatoria, rappresentano una sfida significativa per le imprese, ma anche un’opportunità per migliorare la loro reputazione e attrarre investitori responsabili.
La CSDDD: sostenibilità lungo la catena del valore
Un’altra importante direttiva è la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), che introduce obblighi di due diligence per garantire il rispetto dei diritti umani e degli standard ambientali lungo tutta la catena del valore. Questo significa che le aziende dovranno monitorare non solo le proprie operazioni, ma anche quelle dei fornitori e dei partner commerciali.
La CSDDD si applica principalmente alle grandi imprese con oltre 1.000 dipendenti e ricavi annui superiori a 450 milioni di euro, ma include anche aziende non europee che operano nell’UE. L’obiettivo è creare un mercato unico con regole uniformi, riducendo le disparità tra gli Stati membri e promuovendo una concorrenza leale.
Impatti pratici
L’adeguamento alle nuove normative rappresenta una sfida complessa per molte imprese, soprattutto per quelle non abituate alla rendicontazione di sostenibilità. Le aziende dovranno investire in tecnologie avanzate, formare il personale e rivedere i processi aziendali per garantire un monitoraggio continuo e una raccolta dati accurata.
Ad esempio, un’impresa del settore manifatturiero sarà tenuta a tracciare le emissioni di CO2 lungo tutta la filiera produttiva, identificando i fornitori con impatti ambientali significativi. Questo richiede un cambiamento culturale e organizzativo, ma può anche rappresentare un vantaggio competitivo. Le imprese che adotteranno strategie sostenibili saranno più attrattive per gli investitori e potranno accedere più facilmente a strumenti di finanza sostenibile, come i Green Bond o i fondi del PNRR.
Conclusione
Le direttive CSRD e CSDDD segnano un cambiamento epocale nel modo in cui le aziende devono affrontare la sostenibilità. Non si tratta più di un’opzione, ma di un obbligo che richiede trasparenza, pianificazione e una gestione attenta dei rischi e delle opportunità. Tuttavia, queste normative offrono anche la possibilità di innovare, migliorare l’efficienza operativa e costruire un’immagine aziendale solida e responsabile. Le imprese che sapranno adattarsi a questa nuova realtà non solo contribuiranno a un futuro più sostenibile, ma otterranno anche benefici economici e reputazionali.