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Il Responsabile Safeguarding: soluzioni pratiche per le piccole e medie associazioni sportive

24 Giugno, 2024

Dal 1° luglio 2024, le associazioni e società sportive dilettantistiche (ASD/SSD) dovranno adeguarsi a nuove normative volte a proteggere i minori e prevenire abusi, violenze e discriminazioni nell’ambito sportivo. Questo articolo esamina in dettaglio gli obblighi introdotti, le figure chiave coinvolte e le azioni che i sodalizi sportivi devono intraprendere per conformarsi alle nuove disposizioni.

Il quadro normativo: le basi della nuova disciplina

Prima di addentrarci nei dettagli operativi, è fondamentale comprendere il contesto normativo che ha portato a queste novità.

Il Decreto Legislativo n. 36 del 2021, noto come “Riforma dello sport”, ha introdotto all’articolo 33 l’obbligo per le ASD/SSD di dotarsi di un responsabile per la protezione dei minori. Questo decreto, parte di un più ampio processo di riforma del settore sportivo, mira a modernizzare e rendere più sicuro l’ambiente sportivo italiano.

Con la delibera n. 255 del 25 luglio 2023, il CONI ha stabilito che tutte le associazioni sportive devono nominare un proprio Responsabile Safeguarding. Questa nomina non è facoltativa, ma rappresenta un obbligo normativo. La Delibera della Giunta Nazionale CONI n. 255 del 25 luglio 2023 ha anticipato e dettagliato alcuni aspetti di questa riforma, introducendo la figura del “responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni”, che di fatto coincide con il responsabile per la protezione dei minori previsto dal D.Lgs. 36/2021: trattasi della figura del “Safeguarding Officer” prevista sia a livello federale che a livello di singole associazioni sportive. Questa figura ha il compito di vigilare sul rispetto delle norme di tutela e di segnalare eventuali violazioni alle autorità competenti.

Queste norme si inseriscono in un contesto internazionale di crescente attenzione alla tutela dei minori nello sport, seguendo le linee guida di organizzazioni come l’UNICEF e il Consiglio d’Europa.

Cos’è il Safeguarding e perché è importante?

Il Safeguarding è un termine inglese che si riferisce all’insieme di azioni e procedure messe in atto per proteggere i minori e gli adulti vulnerabili da abusi, maltrattamenti o sfruttamento. Nel contesto sportivo, è diventato un tema cruciale per garantire che tutti gli atleti, specialmente i giovani, possano praticare sport in un ambiente sicuro e protetto.

Chi è il Responsabile Safeguarding?

Il Responsabile Safeguarding è una figura chiave all’interno di un’associazione sportiva, incaricata di supervisionare e implementare le politiche di tutela degli atleti. Questa figura è stata recentemente introdotta nel mondo sportivo italiano, e le associazioni sono ora chiamate a nominare un Responsabile Safeguarding entro una scadenza imminente.

Quali sono le caratteristiche ideali del Responsabile Safeguarding?

La figura centrale introdotta da questa riforma è il “responsabile safeguarding”. Vediamo nel dettaglio quali sono i suoi compiti e le sue responsabilità:

  • Monitoraggio e controllo: Il responsabile deve vigilare costantemente sul rispetto delle norme di tutela all’interno dell’associazione. Questo include l’osservazione delle pratiche quotidiane, la verifica delle procedure in atto e l’identificazione di potenziali aree di rischio.
  • Prevenzione e contrasto: Deve sviluppare e implementare strategie per prevenire abusi, violenze e discriminazioni. Ciò può includere la formazione del personale, l’organizzazione di workshop per atleti e genitori, e la creazione di materiali informativi.
  • Protezione dell’integrità psicofisica: Il responsabile deve essere il punto di riferimento per qualsiasi questione relativa al benessere psicologico e fisico degli atleti, soprattutto dei minori.
  • Vigilanza sui modelli organizzativi: Deve assicurarsi che l’associazione adotti e aggiorni regolarmente i Modelli Organizzativi e di Gestione (MOG) e i codici di condotta, verificando che siano in linea con le normative vigenti e le best practices del settore.
  • Gestione delle segnalazioni: Il responsabile è il referente principale per ricevere e gestire eventuali segnalazioni di comportamenti inappropriati o situazioni di rischio.
  • Attività ispettiva: Ha il potere di condurre ispezioni e audizioni per verificare il rispetto delle norme e investigare su eventuali segnalazioni ricevute.

Esempio pratico: Immaginiamo un’ASD di atletica leggera. Il responsabile safeguarding potrebbe organizzare incontri mensili con gli allenatori per discutere di eventuali preoccupazioni, condurre osservazioni casuali durante gli allenamenti, e gestire una linea telefonica dedicata per le segnalazioni anonime di atleti o genitori.

Criteri di nomina e requisiti del responsabile safeguarding

La scelta del responsabile safeguarding è un passaggio cruciale che richiede una valutazione attenta di diversi fattori:

  • Autonomia e indipendenza: Il responsabile deve poter agire in modo autonomo, senza conflitti di interesse. Idealmente, non dovrebbe ricoprire altri ruoli operativi all’interno dell’associazione.
  • Professionistà: È preferibile che abbia una formazione in ambito psicologico, pedagogico o legale, con particolare focus sulle tematiche legate alla tutela dei minori.
  • Capacità relazionali: Deve essere in grado di instaurare un rapporto di fiducia con atleti, genitori e staff, mantenendo al contempo la necessaria autorevolezza.
  • Integrità personale: È fondamentale che il responsabile abbia una reputazione irreprensibile. La presentazione del certificato penale del casellario giudiziale (noto come “certificato antipedofilia”) è obbligatoria.
  • Disponibilità: Il ruolo richiede una presenza costante e la capacità di intervenire tempestivamente in caso di necessità.

La scelta del Responsabile Safeguarding presenta alcune difficoltà:

  • Non dovrebbe essere un allenatore o un istruttore, poiché potrebbero essere oggetto di segnalazioni.
  • Un professionista esterno (come un avvocato o uno psicologo) potrebbe essere adatto per grandi organizzazioni sportive, ma potrebbe risultare costoso e poco pratico per le associazioni più piccole.
  • Alcune Federazioni richiedono che il Responsabile sia un tesserato dell’associazione.

Non può, invece, essere nominato, in qualità di Responsabile contro gli abusi, violenze e discriminazioni, il Presidente dell’affiliato o altro membro del Consiglio direttivo. 

Il SafeGuarding potrà eventualmente ricevere l’incarico anche da più affiliati.

La nomina formale spetta all’organo amministrativo dell’associazione, ma è consigliabile che sia ratificata dall’assemblea dei soci per garantire maggiore trasparenza e condivisione.

Esempio pratico: Un’ASD di pallavolo potrebbe nominare come responsabile safeguarding un ex atleta ora psicologo dello sport, che collabora saltuariamente con l’associazione ma non ha ruoli operativi diretti. Questa scelta garantirebbe competenza professionale, familiarità con l’ambiente sportivo e la necessaria indipendenza.

Come scegliere il Responsabile Safeguarding?

Per le grandi organizzazioni sportive, la scelta potrebbe ricadere su un professionista esterno qualificato. Per le associazioni più piccole, la situazione è più complessa. Le opzioni potrebbero includere:

  1. Un consigliere o dirigente senza ruolo operativo diretto con gli atleti.
  2. Un socio senza incarichi specifici.
  3. Un genitore di un atleta.

Tuttavia, trovare una persona con le caratteristiche adatte e disposta ad assumersi le responsabilità del ruolo può essere molto difficile.

Procedure di nomina e adempimenti successivi

Il processo di nomina del responsabile safeguarding si articola in diverse fasi:

  • Identificazione dei candidati: L’associazione deve ricercare attivamente persone che rispondano ai requisiti sopra elencati, sia internamente che esternamente.
  • Valutazione dei candidati: È consigliabile condurre colloqui approfonditi e verificare le referenze dei potenziali responsabili.
  • Delibera di nomina: L’organo amministrativo (Consiglio Direttivo o CdA) deve formalizzare la nomina con una delibera specifica.
  • Ratifica assembleare: Pur non essendo obbligatoria, è consigliabile far ratificare la nomina dalla prima assemblea dei soci utile.
  • Comunicazioni obbligatorie:
    • All’organismo affiliante (FSN, DSA o EPS) in sede di prima riaffiliazione dopo il 1° luglio 2024
    • Ai soci e tesserati, tramite sito web e affissione in sede
    • Al responsabile federale delle politiche di Safeguarding
  • Definizione delle modalità di contatto: Creare un indirizzo email dedicato e possibilmente una linea telefonica specifica per il responsabile safeguarding.
  • Formazione iniziale: Organizzare una formazione specifica per il responsabile nominato, in linea con le indicazioni dell’organismo affiliante.

Esempio pratico: Un’ASD di tennis potrebbe nominare come responsabile safeguarding un genitore con esperienza in ambito legale e pedagogico. Dopo la nomina, l’associazione potrebbe organizzare un incontro di presentazione con atleti e famiglie, distribuire materiale informativo sul ruolo del responsabile e istituire una casella email dedicata (safeguarding@associazionetennis.it).

Cosa succede se non si nomina il Responsabile Safeguarding?

La mancata nomina o il ritardo nella designazione del Responsabile Safeguarding costituisce una violazione delle prescrizioni stabilite dal CONI. Questo può avere conseguenze significative:

  • Segnalazione: Il Safeguarding Officer federale, che sovrintende alle attività delle singole associazioni, ha il dovere di segnalare la mancata nomina.
  • Destinatari della segnalazione: La segnalazione viene inviata al Segretario Generale della federazione sportiva di appartenenza e all’ufficio del Procuratore federale.
  • Rilevanza disciplinare: La mancata nomina è considerata una violazione disciplinare.
  • Sanzioni: La giustizia sportiva dell’organismo affiliante (cioè la federazione o l’ente di promozione sportiva a cui l’associazione è iscritta) può imporre sanzioni.

Il regolamento del CONI stabilisce che le violazioni in materia di safeguarding, compresa la mancata nomina del responsabile, sono considerate una “violazione dei doveri di lealtà, probità e correttezza”. Questi sono principi fondamentali nello sport, e la loro violazione è vista come un’infrazione seria.

Conclusioni

L’introduzione del responsabile safeguarding e l’adozione di MOG e Codici di Condotta rappresentano un passo significativo verso la creazione di un ambiente sportivo più sicuro e inclusivo per i giovani atleti. Sebbene l’implementazione di queste misure possa presentare sfide iniziali, i benefici a lungo termine in termini di sicurezza, fiducia e reputazione sono inestimabili.

Le ASD/SSD devono vedere questi cambiamenti non solo come obblighi normativi, ma come un’opportunità per migliorare la qualità complessiva della loro offerta sportiva. Un approccio proattivo e collaborativo nell’implementazione di queste misure può trasformare potenziali ostacoli in vantaggi competitivi, distinguendo l’associazione come un luogo sicuro e professionale per la pratica sportiva giovanile.

L’impegno nella tutela dei minori non è solo un obbligo legale, ma una responsabilità morale che ogni associazione sportiva deve abbracciare pienamente per il bene degli atleti, delle famiglie e della comunità sportiva nel suo insieme.

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