La nuova classificazione ATECO 2025 è stata ufficialmente introdotta a inizio anno e, dal 1° aprile 2025, diventerà la base di riferimento amministrativo per imprese, professionisti e operatori di settore. L’aggiornamento coinvolge la struttura dei codici, la definizione dei titoli e i contenuti stessi di molte categorie, con effetti diretti sugli adempimenti fiscali e sulle comunicazioni rivolte all’Agenzia delle Entrate. In questo articolo esamineremo cosa cambia concretamente, quando occorre inviare eventuali comunicazioni e come le singole attività potranno individuare il codice più adatto a rappresentare il proprio business.
LA NATURA E LA FUNZIONE DEI CODICI ATECO
La classificazione ATECO costituisce la fonte univoca per identificare le attività economiche svolte dai contribuenti italiani. L’adozione di un codice specifico incide sia ai fini statistici (tramite la rilevazione dell’ISTAT) sia ai fini fiscali, dato che il codice ATECO deve essere indicato negli atti e nelle dichiarazioni, come previsto dal DPR 633/72, oltre che in sede di presentazione dei vari modelli dichiarativi (IVA, REDDITI, ecc.).
Questo sistema uniforma le informazioni a disposizione di Agenzia delle Entrate, Camere di Commercio e altri enti autorizzati, agevolando il confronto dei dati e il corretto inquadramento delle attività.
LE PRINCIPALI NOVITÀ DELLA VERSIONE 2025
La versione 2025, che sostituisce la precedente classificazione (ATECO 2007 – Aggiornamento 2022), introduce modifiche rilevanti, sia in termini di struttura generale sia per quanto riguarda le singole categorie. Una trasformazione significativa interessa la sezione G, dedicata alle attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio: la nuova impostazione punta sulla tipologia di prodotto in vendita, lasciando in secondo piano il canale di distribuzione (negozio fisico, internet, vendita itinerante, distributori automatici).
Un altro aspetto da sottolineare riguarda la nascita di nuove voci per settori che hanno acquisito importanza negli ultimi anni, ad esempio l’influencer marketing, frutto della crescente digitalizzazione e di nuove forme di promozione. Sono inoltre presenti ulteriori voci specifiche nel comparto turistico e in quello culturale, come i servizi di alloggio in bed and breakfast o le attività di conservazione e restauro di beni storici, che ora dispongono di codici dedicati.
QUANDO E COME COMUNICARE LE VARIAZIONI
Secondo la Nota informativa congiunta di ISTAT, Unioncamere e Agenzia delle Entrate dell’11 dicembre 2024, dal 1° aprile 2025 sarà operativa la nuova classificazione a livello amministrativo. A fronte di questi cambiamenti, non è obbligatorio presentare una dichiarazione di variazione del codice ATECO, come chiarito in passato dall’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, se l’aggiornamento descrive meglio l’attività svolta dal contribuente, è consigliabile procedere con una comunicazione di variazione.
Se il soggetto è iscritto presso il Registro delle imprese, la modifica può essere inviata attraverso la Comunicazione Unica (ComUnica). Nel caso di imprese individuali, professionisti o altri soggetti non iscritti al Registro, la dichiarazione deve essere presentata tramite i modelli AA7/10, AA9/12, AA5/6 o ANR/3, a seconda della specifica situazione (si pensi, per esempio, a un lavoratore autonomo che decida di variare il proprio codice per riflettere un mutamento nelle prestazioni offerte).
IL PROCESSO AUTOMATICO DI RICLASSIFICAZIONE
Un punto fondamentale riguarda l’aspetto amministrativo: la riassegnazione dei codici sarà effettuata d’ufficio dalle Camere di Commercio, in modo graduale, proprio a partire dal 1° aprile 2025. Non sarà dunque richiesta alcuna iniziativa particolare da parte dei contribuenti che non manifestino l’esigenza di comunicare personalmente la modifica.
Per un periodo transitorio, inoltre, le visure camerali conterranno sia il nuovo codice ATECO sia quello precedente, con l’obiettivo di garantire chiarezza a tutti i soggetti coinvolti.
L’IMPATTO SUGLI ADEMPIMENTI FISCALI
Il codice ATECO riveste un ruolo strategico per la corretta determinazione delle imposte e, in alcuni casi, per identificare l’ISA di riferimento o il coefficiente di redditività applicabile nel regime forfetario (legge 190/2014). Chi adotta il regime forfetario, ad esempio, deve usare il codice ATECO per calcolare i parametri necessari alla dichiarazione dei redditi; un cambiamento nella classificazione potrebbe pertanto comportare la necessità di rivalutare l’aliquota o il coefficiente di redditività corrispondenti alla nuova voce.
Un esempio concreto è quello di un professionista che in precedenza rientrava fra i servizi di consulenza generica e che ora, grazie all’aggiornamento della classificazione, individua un codice più specifico per la sua attività digitale o per servizi innovativi che prima non trovavano una collocazione idonea. In tal caso, verificare la nuova nomenclatura risulta essenziale per non incorrere in eventuali errori dichiarativi.
CONSIGLI PRATICI E CONSULTAZIONE DELLA TABELLA DI RICLASSIFICAZIONE
L’ISTAT mette a disposizione una tabella di corrispondenza per passare dai vecchi codici ATECO 2007 – Aggiornamento 2022 ai nuovi codici ATECO 2025. Sarà utile per chi desidera individuare con precisione i percorsi di riconversione e capire in che modo è cambiata la struttura. Questo strumento verrà pubblicato nei primi mesi del 2025 e costituirà un aiuto indispensabile sia per chi, pur non essendone obbligato, voglia inoltrare la comunicazione di variazione, sia per chi desideri semplicemente verificare la corretta classificazione della propria attività.