E’ in arrivo un ulteriore intervento del Governo sul credito d’imposta per la Zona Economica Speciale (ZES) unica del Mezzogiorno attraverso lo stanziamento di nuovi fondi da destinare per gli investimenti nel Mezzogiorno di Italia. Ciò è quanto è stato previsto dal DL Omnibus approvato il 7 agosto 2024 dal Consiglio dei ministri. Questa manovra, che raddoppia le risorse inizialmente previste, rappresenta una risposta concreta alle esigenze delle imprese e alle polemiche sorte nelle ultime settimane all’indomani della pubblicazione del provvedimento n. 305765/2024 del 22 luglio 2024 dell’Agenzia delle Entrate mediante il quale l’Amministrazione finanziaria aveva reso noto che la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile è stata fissata al 17,6668% del credito richiesto, facendo diventare ciò che doveva essere un volano per gli investimenti nelle regioni meridionali in un caso di clamorosa sottovalutazione delle risorse necessarie, scatenando un’ondata di polemiche e critiche da parte di imprenditori, politici e osservatori economici.
Il contesto e l’origine delle criticità
La ZES unica del Mezzogiorno, entrata in vigore il 1° gennaio 2024, abbraccia i territori di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. L’obiettivo primario di questa iniziativa è quello di stimolare l’attività economica e imprenditoriale in queste aree, offrendo condizioni particolarmente vantaggiose per gli investimenti. Tuttavia, poco dopo l’avvio del programma, è emersa una problematica di non poco conto: i calcoli effettuati dall’Agenzia delle Entrate alla luce delle domande pervenute entro lo scorso 12 luglio 2024 avevano evidenziato che, con lo stanziamento iniziale di 1,6 miliardi di euro per il 2024, il credito d’imposta effettivo sarebbe stato solamente del 17,6% del richiesto, e corrispondente a circa il 10% effettivo, una percentuale decisamente inferiore rispetto al 60% previsto dal decreto Sud e annunciato con enfasi dal ministro Raffaele Fitto.
Questa discrepanza ha generato non poche polemiche e preoccupazioni nel mondo imprenditoriale e hanno raggiunto livelli tali da mettere in discussione non solo l’efficacia della misura, ma anche la credibilità stessa del Governo in materia di politiche per il Sud. Imprenditori che avevano già pianificato investimenti sulla base del credito d’imposta promesso si sono trovati di fronte alla prospettiva di dover rivedere drasticamente i propri piani. Associazioni di categoria e rappresentanti politici dell’opposizione hanno denunciato quello che appariva come un tradimento delle aspettative del Mezzogiorno.
La risposta del Governo: raddoppio fondi stanziati
In questo clima di forte tensione e crescente sfiducia, il Governo si è trovato costretto a correre ai ripari. La necessità di un intervento correttivo urgente era evidente, non solo per salvare la faccia politicamente, ma soprattutto per evitare che una misura potenzialmente rivoluzionaria per l’economia del Sud si trasformasse in un fallimento ancor prima di decollare.
È in questo contesto che si inserisce l’annuncio del ministro Fitto durante una conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2024 convocata per presentare il DL Omnibus appena licenziato. Un annuncio che, come vedremo, mira a ribaltare la situazione, raddoppiando lo stanziamento iniziale e aprendo la strada all’utilizzo di ulteriori risorse. Una mossa che, se da un lato cerca di porre rimedio a un errore di valutazione iniziale, dall’altro solleva interrogativi sulla pianificazione e sulla gestione delle politiche economiche per il Mezzogiorno.
In primo luogo, è stato deciso un raddoppio dello stanziamento iniziale. La dotazione per il credito d’imposta è stata incrementata da 1,6 miliardi a oltre 3,2 miliardi di euro, un aumento che permette di avvicinarsi (ma non troppo) alla percentuale di credito d’imposta originariamente promessa.
Inoltre, è stata prevista la possibilità di attingere a risorse aggiuntive. Il ministro Fitto ha specificato che sarà possibile utilizzare anche le risorse dei programmi nazionali e regionali finanziati con i fondi della politica di coesione europea 2021-2027, naturalmente al netto della parte già impegnata. Questa mossa amplia notevolmente il bacino di risorse disponibili, creando un effetto moltiplicatore potenzialmente molto significativo.
È importante sottolineare come questo stanziamento rappresenti un aumento considerevole rispetto agli anni precedenti. Il ministro ha evidenziato che l’importo ora messo a disposizione è cinque volte superiore a quello previsto negli anni dal 2016 al 2020, quando si attestava sui 617 milioni di euro annui. Inoltre, è tre volte superiore a quanto stanziato nel biennio 2021-2022 (1 miliardo) e nel 2023 (1,4 miliardi, di cui 1,3 effettivamente utilizzati).
Dal rischio di un’opportunità mancata a una rinnovata speranza
Il raddoppio dei fondi stanziati per il credito d’imposta nella ZES unica del Mezzogiorno rappresenta un cambiamento fondamentale nelle prospettive per le imprese che intendono investire nelle regioni meridionali. Il punto cruciale di questa vicenda risiede nel fatto che al raddoppio dei fondi corrisponde, di fatto, un raddoppio del credito d’imposta effettivo per le aziende.
Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, che aveva ridotto drasticamente il credito d’imposta al 10% rispetto al 60% inizialmente promesso, aveva gettato nello sconforto migliaia di imprenditori. Molti di loro avevano già pianificato investimenti significativi, contando su un’agevolazione fiscale che si è rivelata un miraggio. Il nuovo stanziamento viene sicuramente visto con favore da parte delle imprese anche se il credito d’imposta effettivo continua ad essere ben lontano dal 60%,
Per comprendere appieno l’impatto di questa correzione, è utile considerare un esempio concreto. Un’azienda che aveva previsto un investimento di 10 milioni di euro, contando su un credito d’imposta di 6 milioni (il 60% promesso), si era trovata di fronte alla prospettiva di ricevere solo 1.060.009 euro. Ora, con il raddoppio dei fondi, lo stesso investimento potrebbe beneficiare di un credito d’imposta di circa 2.120.016 euro. Questa differenza, benchè ancora nettamente inferiore rispetto al credito di imposta teoricamente spettante, è sostanziale e potrebbe essere determinante per la fattibilità e la redditività di molti progetti.
Ulteriore adempimento per i beneficiari
Il decreto Omnibus ha introdotto anche una novità significativa per le aziende che beneficiano del credito d’imposta ZES: l’obbligo di rendicontare dettagliatamente all’Agenzia delle Entrate le spese sostenute. Questo nuovo adempimento richiede alle imprese di fornire informazioni precise sul credito d’imposta maturato, includendo i dettagli delle fatture elettroniche relative agli investimenti effettuati. Inoltre, le aziende dovranno presentare la certificazione, rilasciata dal revisore legale dei conti, che conferma l’effettivo sostenimento delle spese ammissibili.
Questa documentazione dovrà essere inviata in un arco temporale molto ristretto, dal 18 novembre al 2 dicembre 2024. La mancata osservanza di questa scadenza comporterà la perdita del beneficio fiscale, rendendo così la tempistica un elemento critico per le imprese che intendono usufruire dell’agevolazione.
Scostamenti sempre da comunicare
Nel periodo compreso tra il 3 febbraio 2024 e il 14 marzo 2025, le imprese beneficiarie del credito d’imposta ZES Unica dovranno notificare all’Agenzia delle Entrate qualsiasi scostamento tra gli investimenti inizialmente pianificati e quelli effettivamente realizzati. Questa fase di verifica è cruciale poiché si prevede che possano emergere fondi non utilizzati a causa di investimenti non completati o ridimensionati. In tal caso, il decreto prevede un meccanismo di ottimizzazione: le risorse in eccesso potranno essere redistribuite tra quelle aziende che hanno pienamente attuato o superato i loro piani di investimento originari. Questo approccio flessibile mira a garantire che ogni euro stanziato per il credito d’imposta venga effettivamente impiegato per stimolare lo sviluppo economico nelle aree ZES, massimizzando così l’impatto della misura sul territorio.
Conclusioni
L’intervento del Governo per potenziare il credito d’imposta per la ZES unica del Mezzogiorno rappresenta un segnale forte di sostegno all’economia meridionale. Questa manovra aggiuntiva allegerisce le criticità emerse nelle prime settimane di attuazione del programma e ha come obiettivo di porre le basi per un rilancio degli investimenti nelle regioni del Sud Italia. Basteranno le risorse ulteriormente stanziate a far raggiungere l’obiettivo?