info@studiopizzano.it

Quando il debito fiscale si estingue: i termini di prescrizione delle cartelle esattoriali

6 Marzo, 2024

La prescrizione delle cartelle esattoriali rappresenta un argomento di grande interesse per i contribuenti che si trovano a dover affrontare debiti fiscali. Superato un determinato periodo di tempo, infatti, i debiti si considerano annullati e non più esigibili. Tuttavia, i termini di prescrizione variano a seconda del tipo di tributo o contributo dovuto. In questo articolo, esploreremo nel dettaglio i concetti di decadenza e prescrizione, analizzando i termini previsti per le diverse tipologie di debiti fiscali.

Decadenza vs Prescrizione

Prima di addentrarci nei termini specifici di prescrizione, è fondamentale comprendere la differenza tra decadenza e prescrizione. La decadenza si riferisce alla sanzione prevista per non aver esercitato un’azione necessaria per acquisire un diritto. In ambito fiscale, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER) decade dall’azione di riscossione se non comunica alcun atto entro determinate scadenze. Tuttavia, se il diritto non è ancora prescritto, il credito può essere preteso in via giudiziaria.

La prescrizione, invece, rappresenta una sanzione per l’Ente di riscossione che non ha esercitato un diritto nei termini previsti. Quando una cartella esattoriale cade in prescrizione, non solo l’azione di riscossione si estingue, ma anche il diritto stesso. In altre parole, un credito prescritto si considera estinto a tutti gli effetti.

Termini di prescrizione per i tributi e contributi

I termini di prescrizione, come detto, variano in base ai singoli tributi ed essi generalmente si distinguono in: decennale, quinquennale e triennale.

Prescrizione decennale

I termini di prescrizione sono di 10 anni per i crediti accertati dal giudice con sentenza passata in giudicato. Questo vale anche per il canone RAI, la cui prescrizione decorre dalla fine di gennaio dell’anno in cui sarebbe dovuto essere corrisposto.

Per quanto riguarda i contributi previdenziali INPS, INAIL e Fondo pensioni lavoratori dipendenti, i termini di prescrizione variano in base al periodo di riferimento. Per i contributi anteriori al 1° gennaio 1996 o in caso di mancato versamento denunciato dal lavoratore o dai suoi eredi, la prescrizione è decennale. Per i contributi successivi al 1° gennaio 1996, invece, la prescrizione è quinquennale.

Le imposte come IRPEF, IRAP e IVA seguono i termini ordinari di prescrizione decennale, non essendo prevista alcuna norma specifica.

Prescrizione quinquennale

I contributi minori (DS, TBC, ENAOLI, SSN etc) e quelli dovuti da artigiani, esercenti attività commerciali e lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata cadono in prescrizione dopo 5 anni. Lo stesso vale per i tributi locali come IMU, TARI e TASI.

Le multe per violazione del codice stradale si prescrivono in 5 anni decorrenti dal giorno in cui è stata commessa l’infrazione.

Per i diritti annuali Camera di Commercio, alcune interpretazioni tendono ad applicare il termine di 5 anni, trattandosi di un tributo periodico.

I crediti da lavoro relativi a stipendi, straordinari, tredicesima, quattordicesima, premi di produzione e TFR accantonato si prescrivono in 5 anni dalla fine del rapporto di lavoro.

Prescrizione triennale

Il bollo auto segue un termine di prescrizione di 3 anni, decorrenti dal terzo anno successivo a quello a cui si riferisce il pagamento.

In Sintesi

In sintesi, i termini di prescrizione per i vari tributi e contributi sono i seguenti:

  1. Prescrizione decennale (10 anni):
    • Crediti accertati dal giudice con sentenza passata in giudicato
    • Canone RAI
    • Contributi INPS anteriori al 1 gennaio 1996
    • Contributi INPS in caso di mancato versamento denunciato dal lavoratore o dai suoi eredi aventi diritto
    • IRPEF, IRAP e IVA
    • Diritti annuali Camera di Commercio (secondo alcune interpretazioni)
    • Indennità e somme una tantum relative ai crediti da lavoro
  2. Prescrizione quinquennale (5 anni):
    • Contributi INPS successivi al 1 gennaio 1996
    • Crediti divenuti definitivi dopo la notifica della cartella di pagamento
    • Contributi minori (DS, TBC, ENAOLI, SSN etc)
    • Contributi dovuti da artigiani, esercenti attività commerciali e lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata
    • Tributi locali come IMU, TARI e TASI
    • Multe per violazione del codice stradale
    • Diritti annuali Camera di Commercio (secondo alcune interpretazioni)
    • Sanzioni per omesso o ritardato versamento dei diritti camerali
    • Crediti da lavoro relativi a stipendi, straordinari, tredicesima, quattordicesima, premi di produzione e TFR accantonato
  3. Prescrizione triennale (3 anni):
    • Bollo auto (decorrenti dal terzo anno successivo a quello a cui si riferisce il pagamento)

Esempi pratici

Di seguito forniamo alcuni esempi pratici

Esempio #1: Contributi INPS per lavoratori autonomi

Marco, un lavoratore autonomo iscritto alla Gestione Separata, ha ricevuto una cartella esattoriale per contributi INPS non versati relativi all’anno 2016. Siamo nel 2023: il debito è ancora esigibile?
No, poiché i contributi dovuti dai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata cadono in prescrizione dopo 5 anni. Essendo trascorsi più di 5 anni, il debito di Marco si considera estinto.

Esempio #2: Bollo auto

Giulia ha ricevuto una cartella esattoriale per il mancato pagamento del bollo auto relativo all’anno 2018. Siamo nel 2023: il debito è ancora esigibile?
Sì, poiché il bollo auto segue un termine di prescrizione di 3 anni, decorrenti dal terzo anno successivo a quello a cui si riferisce il pagamento. In questo caso, la prescrizione decorrerebbe dal 2022 (terzo anno successivo al 2018) e si completerebbe nel 2025.

Esempio #3: Canone RAI

Antonio ha ricevuto una cartella esattoriale per il mancato pagamento del canone RAI relativo all’anno 2010. Siamo nel 2023: il debito è ancora esigibile?
No, poiché la prescrizione del canone RAI decorre dalla fine di gennaio dell’anno in cui sarebbe dovuto essere corrisposto e segue un termine decennale. In questo caso, la prescrizione è iniziata a decorrere dalla fine di gennaio 2011 e si è completata alla fine di gennaio 2021.

Esempio #4: Multa per violazione del codice stradale

Sara ha ricevuto una cartella esattoriale per una multa relativa a una violazione del codice stradale commessa nel 2015. Siamo nel 2023: il debito è ancora esigibile?
No, poiché le multe per violazione del codice stradale si prescrivono in 5 anni decorrenti dal giorno in cui è stata commessa l’infrazione. Essendo trascorsi più di 5 anni, il debito di Sara si considera estinto.

Esempio #5: Crediti da lavoro

Luca ha cessato il suo rapporto di lavoro nel 2016 e l’azienda non gli ha corrisposto alcune mensilità di stipendio. Siamo nel 2023: Luca può ancora richiedere il pagamento delle mensilità arretrate?
No, poiché i crediti da lavoro relativi a stipendi si prescrivono in 5 anni dalla fine del rapporto di lavoro. Essendo trascorsi più di 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro di Luca, il suo diritto a richiedere le mensilità arretrate si considera prescritto.


Domande e risposte

D: Cosa succede se l’AdER non comunica alcun atto entro i termini di decadenza?
R: In questo caso, l’AdER decade dall’azione di riscossione, ma se il diritto non è ancora prescritto, il credito può essere preteso in via giudiziaria.

D: Qual è la differenza tra decadenza e prescrizione?
R: La decadenza riguarda l’azione di riscossione, mentre la prescrizione estingue il diritto stesso. Un credito prescritto si considera estinto a tutti gli effetti.

D: Quali sono i termini di prescrizione per le imposte come IRPEF, IRAP e IVA?
R: Le imposte seguono i termini ordinari di prescrizione decennale, non essendo prevista alcuna norma specifica.

D: Cosa succede se il debitore effettua un pagamento parziale del debito prima della prescrizione?
R: Il pagamento parziale del debito interrompe i termini di prescrizione, che iniziano a decorrere nuovamente dal giorno del pagamento. Ad esempio, se si effettua un pagamento parziale di un debito IRPEF dopo 8 anni, la prescrizione non si completerà dopo i 10 anni iniziali, ma decorrerà per altri 10 anni a partire dalla data del pagamento parziale.

D: La rateizzazione del debito influisce sui termini di prescrizione?
R: Sì, la richiesta di rateizzazione del debito interrompe i termini di prescrizione. Tuttavia, se il debitore non rispetta il piano di rateizzazione concordato, i termini di prescrizione ricominciano a decorrere dalla data dell’ultima rata versata.

D: Come ci si deve comportare se si riceve una cartella esattoriale per un debito che si ritiene prescritto?
R: Se si riceve una cartella esattoriale per un debito che si ritiene prescritto, è importante non ignorarla. Si consiglia di rivolgersi a un professionista del settore (commercialista o avvocato) per verificare l’effettiva prescrizione del debito. Se il debito risulta effettivamente prescritto, è necessario contestare formalmente la cartella esattoriale, presentando istanza di sgravio all’Agenzia delle Entrate-Riscossione e fornendo le prove della prescrizione.

D: La prescrizione si applica anche ai debiti contratti con società finanziarie o banche?
R: No, la prescrizione di cui abbiamo parlato si riferisce specificamente ai debiti di natura fiscale e contributiva. Per i debiti contratti con società finanziarie o banche, si applicano termini di prescrizione diversi, generalmente decennali, a meno che non sia previsto diversamente dal contratto stipulato.

D: Cosa succede se l’Agenzia delle Entrate-Riscossione notifica una cartella esattoriale poco prima della scadenza dei termini di prescrizione?
R: Se l’Agenzia delle Entrate-Riscossione notifica una cartella esattoriale poco prima della scadenza dei termini di prescrizione, la notifica stessa interrompe i termini. Ciò significa che, anche se la cartella viene notificata l’ultimo giorno utile prima della prescrizione, quest’ultima non si completerà e il debito rimarrà esigibile.

Articoli correlati