Il panorama fiscale italiano si arricchisce di una novità significativa con l’estensione del ravvedimento speciale, legato al concordato preventivo biennale, alle partite IVA che sono state esonerate dall’applicazione degli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA) durante gli anni della pandemia di Covid-19. Questa misura, annunciata nel Decreto Legge Fiscale 2025 approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre scorso, rappresenta un’importante apertura verso quei contribuenti che, a causa delle circostanze eccezionali legate all’emergenza sanitaria, si sono trovati in una situazione di esclusione dagli ISA per le annualità 2020 e 2021 e che in un primo momento ne venivano esclusi.
Dettagli del ravvedimento speciale esteso
L’introduzione di questa disposizione risponde a una necessità emersa sin dall’ufficializzazione della sanatoria collegata al concordato preventivo biennale, introdotta con la conversione del Decreto Legge Omnibus. La nuova norma mira a colmare una lacuna che avrebbe potuto penalizzare ingiustamente una categoria di contribuenti già duramente colpita dalle conseguenze economiche della pandemia.
Come è ormai noto, il ravvedimento speciale offre la possibilità di sanare le irregolarità dichiarative a costi ridotti. Con l’estensione prevista dal DL Fiscale 2025, questa opportunità viene ora garantita anche ai titolari di partita IVA che, per gli anni 2020 e 2021, non hanno applicato gli ISA a causa di specifiche cause di esclusione legate alla situazione pandemica.
L’obiettivo è quello di incentivare l’adesione al concordato preventivo biennale, un meccanismo che prevede il versamento di un’imposta sostitutiva agevolata su una base imponibile ridotta.
Impatto sul concordato preventivo biennale
L’estensione del ravvedimento speciale potrebbe avere un impatto significativo sull’adesione al concordato preventivo biennale, la cui scadenza è fissata per il 31 ottobre prossimo. Il Viceministro dell’Economia ha espresso ottimismo riguardo al successo di questa iniziativa, sottolineando come il suo esito sarà determinante per definire le future politiche fiscali.
In particolare, il gettito derivante dal concordato potrebbe influenzare la possibilità di attuare ulteriori riforme fiscali, tra cui un potenziale nuovo taglio dell’IRPEF per il ceto medio, intervenendo sullo scaglione soggetto all’aliquota del 35 per cento. Inoltre, il Ministro dell’Economia ha ventilato la possibilità di estendere il regime forfettario oltre la soglia attuale di 85.000 euro di ricavi e compensi, qualora il concordato dovesse riscuotere un successo particolarmente significativo.
Sfide e prospettive
Nonostante le aspettative positive, permangono alcune criticità. In primis, il tempo limitato a disposizione dei contribuenti per valutare attentamente i pro e i contro dell’adesione al concordato preventivo biennale potrebbe comprometterne l’esito. Attualmente, non sembra essere prevista una proroga della scadenza del 31 ottobre, il che potrebbe mettere sotto pressione molti professionisti e imprese nel prendere una decisione ponderata.
D’altra parte, l’estensione del ravvedimento speciale alle partite IVA esonerate dagli ISA durante la pandemia potrebbe rappresentare un incentivo significativo per molti contribuenti che, altrimenti, sarebbero rimasti esclusi da questa opportunità di regolarizzazione fiscale.