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Reverse charge e appalti di manodopera: doppio controllo per combattere l’evasione fiscale

7 Febbraio, 2025

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto una misura destinata a rafforzare il contrasto all’evasione fiscale e contributiva in settori particolarmente vulnerabili, come quello degli appalti di manodopera e della logistica. Si tratta di una nuova applicazione del meccanismo del reverse charge, che trasferisce l’obbligo di versamento dell’IVA dal fornitore al committente, accompagnata da un doppio sistema di controllo sulle ritenute fiscali. L’obiettivo è prevenire frodi che, negli ultimi anni, hanno generato gravi perdite per l’Erario e numerosi contenziosi. Tuttavia, l’effettiva entrata in vigore di questa misura è subordinata all’autorizzazione del Consiglio dell’Unione Europea, rendendo necessario un regime transitorio che consenta alle imprese di adeguarsi gradualmente.

Reverse charge: un meccanismo di contrasto alle frodi IVA

Il reverse charge, o inversione contabile, è uno strumento fiscale che trasferisce l’obbligo di versare l’IVA dal fornitore al cliente. Questo sistema, già applicato in diversi settori ad alto rischio di evasione, mira a prevenire il mancato versamento dell’IVA da parte di fornitori poco affidabili, spesso coinvolti in frodi o operazioni illecite.

La Legge di Bilancio 2025 (art. 1, commi 57-63, legge n. 207/2024) ha esteso l’utilizzo del reverse charge agli appalti di manodopera, ma solo in determinati contesti. La norma si applica infatti ai contratti di appalto, subappalto o affidamento a soggetti consorziati che prevedano:

  • Prevalente utilizzo di manodopera direttamente impiegata presso le sedi del committente;
  • Uso di beni strumentali di proprietà del committente o riconducibili a lui in qualsiasi forma.

Questa estensione è particolarmente rilevante per le imprese che operano nel settore della logistica, del trasporto merci e dei servizi connessi, ambiti in cui l’evasione IVA è stata spesso oggetto di contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Esempio pratico: Un’azienda di logistica incarica un subappaltatore di gestire un magazzino utilizzando personale proprio, ma con mezzi e infrastrutture di proprietà del committente. In questo caso, l’IVA sulle fatture emesse dal subappaltatore non sarebbe versata da quest’ultimo, ma direttamente dal committente tramite il meccanismo del reverse charge.

Il doppio controllo: ritenute e responsabilità del committente

Oltre al reverse charge, la normativa rafforza il controllo sulle ritenute fiscali dovute sui compensi dei lavoratori impiegati negli appalti. Questo aspetto è regolato dall’art. 17-bis del D.Lgs. n. 241/1997, introdotto nel 2019 e ora ulteriormente integrato.

Il committente deve verificare che l’appaltatore o il subappaltatore abbia correttamente versato le ritenute fiscali operate sulle retribuzioni dei lavoratori. Questo controllo deve essere effettuato entro cinque giorni lavorativi successivi alla scadenza del pagamento delle ritenute, richiedendo all’appaltatore:

  • Una copia delle deleghe di pagamento delle ritenute;
  • Informazioni dettagliate sui lavoratori impiegati nell’esecuzione del contratto.

Se queste informazioni non vengono fornite o risultano irregolari, il committente è obbligato a sospendere il pagamento dei corrispettivi maturati, fino a concorrenza del 20% del valore complessivo del contratto o per un importo pari all’ammontare delle ritenute non versate.

Esempio pratico: Una società di trasporti affida un appalto per 300.000 euro a un’azienda subappaltatrice. Se quest’ultima non presenta le deleghe di pagamento entro i termini previsti, il committente deve bloccare fino a 60.000 euro (20% del totale) e notificare la situazione all’Agenzia delle Entrate entro 90 giorni.

Questo sistema introduce una forte responsabilità in capo al committente, che diventa una sorta di garante del corretto adempimento fiscale dell’appaltatore.

Le irregolarità negli appalti di manodopera

Le nuove norme nascono dalla necessità di contrastare fenomeni di somministrazione illecita di manodopera. Questo avviene spesso quando piccole imprese, prive delle autorizzazioni necessarie, forniscono personale a un committente operando di fatto sotto il suo controllo, ma senza rispettare gli obblighi fiscali e contributivi.

In questi casi, l’Agenzia delle Entrate può:

  • Disconoscere il contratto di appalto o subappalto, qualificandolo come somministrazione di manodopera illecita,
  • Contestare l’IVA detratta dal committente,
  • Applicare pesanti sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, penali.

Esempio pratico: Un’azienda assume una piccola ditta per fornire personale addetto alla movimentazione delle merci. La ditta non versa le ritenute fiscali sui salari e non è in regola con i contributi previdenziali. In questo scenario, l’Agenzia delle Entrate può contestare la validità del contratto e sanzionare il committente per aver detratto l’IVA da fatture emesse in modo irregolare.

Regime transitorio: una fase di adattamento

In attesa che il Consiglio dell’Unione Europea approvi definitivamente l’estensione del reverse charge, la Legge di Bilancio 2025 prevede un regime transitorio della durata di tre anni. Durante questo periodo, le parti coinvolte possono optare per un sistema in cui il committente paga l’IVA in nome e per conto dell’appaltatore.

Questa opzione, tuttavia, comporta alcune responsabilità aggiuntive per il committente, che diventa solidalmente responsabile per l’imposta dovuta. Inoltre, se l’IVA risulta non dovuta, il diritto al rimborso spetta al committente, a condizione che dimostri l’effettivo versamento dell’imposta.

Esempio pratico: Una ditta di trasporti emette una fattura per 50.000 euro più 11.000 euro di IVA. In regime transitorio, il committente versa direttamente i 11.000 euro all’Erario. Se in seguito si scopre che l’IVA non era dovuta, il committente può richiedere il rimborso, ma solo se dispone di prove documentali del pagamento.

Riforma complessa ma necessaria

La normativa introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 rappresenta un passo importante nella lotta all’evasione fiscale, ma impone nuovi obblighi e responsabilità per i committenti. Il doppio controllo su IVA e ritenute fiscali mira a rendere più trasparenti i rapporti contrattuali e a colpire le frodi che danneggiano non solo l’Erario, ma anche le imprese che operano correttamente.

Tuttavia, l’efficacia della misura dipenderà dall’autorizzazione del Consiglio dell’Unione Europea e dalla capacità delle imprese di adattarsi a questo nuovo quadro normativo. Per i committenti, il messaggio è chiaro: servono maggiore attenzione e un monitoraggio costante dei propri fornitori per evitare sanzioni e contenziosi.

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