Il recente decreto legislativo di riforma dell’IRPEF e dell’IRES, approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri, introduce una significativa modifica nella disciplina delle società non operative, comunemente note come “società di comodo”. Queste modifiche mirano a riallineare la redditività presunta di partecipazioni e immobili ai valori di mercato, rispondendo alle indicazioni della Commissione Finanze della Camera. In questo articolo, esploreremo in dettaglio le principali novità introdotte dalla riforma e le loro implicazioni pratiche.
Introduzione alla Riforma
La riforma si concentra sulla rideterminazione delle aliquote applicabili nel calcolo dei ricavi presunti e del reddito minimo presunto per alcune categorie di beni. Queste modifiche entreranno in vigore a partire dal periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2023, quindi dal 2024 per i soggetti con esercizio solare. L’obiettivo è quello di adeguare le percentuali ai valori medi di mercato, evitando così che le società vengano ingiustamente classificate come non operative.
Dettagli delle Nuove Aliquote
Le nuove aliquote previste dalla riforma sono le seguenti:
- Partecipazioni, titoli e crediti finanziari: L’aliquota per i ricavi presunti scende dall’2% al 1%, mentre quella per il reddito minimo passa dallo 1,50% all’0,75%. Questo cambiamento mira a riflettere meglio il valore reale di mercato di questi beni.
- Immobilizzazioni costituite da beni immobili: L’aliquota per i ricavi presunti viene ridotta dal 6% al 3%, e quella per il reddito minimo dal 4,75% al 2,38%. Per gli immobili classificati nella categoria catastale A/10, le aliquote sono ulteriormente ridotte rispettivamente al 2,5% e al 2%.
- Immobili a destinazione abitativa: Per questi beni, l’aliquota per i ricavi presunti è ridotta al 2%, mentre quella per il reddito minimo scende all’1,5%. Questa modifica è particolarmente significativa per le società che possiedono immobili residenziali.
- Immobili situati in piccoli comuni: Le aliquote sono fissate allo 0,5% per i ricavi presunti e allo 0,45% per il reddito minimo. Questo rappresenta un incentivo per le società che operano in aree meno urbanizzate.
Implicazioni della Riforma
Le modifiche introdotte potrebbero escludere molte società dall’applicazione della disciplina delle società non operative. In particolare, le holding di partecipazione e le società immobiliari potrebbero beneficiare maggiormente di queste nuove regole. Tuttavia, vi sono dubbi sulla coerenza dell’intervento rispetto alle linee guida della legge delega che prevedeva l’individuazione di nuovi parametri.
Nonostante la riduzione delle aliquote, la riforma non prevede una revisione periodica delle stesse né modifica l’articolo 30 del DPR 633/72 riguardante la perdita del credito IVA. Questo potrebbe generare incertezze sulle modalità di applicazione delle nuove regole.
Esempi Pratici
Consideriamo una società che possiede partecipazioni valutate a un milione di euro. Con le vecchie aliquote, il ricavo presunto sarebbe stato calcolato al 2%, ovvero 20.000 euro. Con la nuova aliquota dell’1%, il ricavo presunto scende a 10.000 euro. Questo cambiamento riduce significativamente l’onere fiscale per la società.
Un altro esempio riguarda una società immobiliare con immobili valutati a due milioni di euro. Con l’aliquota precedente del 6%, il ricavo presunto sarebbe stato di 120.000 euro. Con la nuova aliquota del 3%, il ricavo presunto si dimezza a 60.000 euro.
Criticità e Aspetti Normativi
La riforma non affronta alcune criticità legate alla definizione dei “beni di comodo” e alla loro inclusione nel calcolo dei ricavi minimi. Non sono state apportate modifiche all’articolo 30 comma 4 del DPR 633/72 riguardante la perdita definitiva del credito IVA, nonostante una sentenza della Corte di Giustizia abbia dichiarato incompatibile con il diritto comunitario la normativa nazionale che nega la qualifica di soggetto passivo e il diritto alla detrazione dell’IVA quando l’importo delle operazioni effettuate non raggiunge una certa soglia.
Considerazioni Finali
La riduzione delle percentuali rappresenta un passo verso un sistema fiscale più equo e allineato ai valori di mercato. Tuttavia, resta da vedere come queste modifiche influenzeranno concretamente le società interessate e se saranno necessarie ulteriori revisioni normative.