La Commissione Europea ha presentato il primo pacchetto di misure del piano “Omnibus”, un’iniziativa ambiziosa finalizzata a ridurre significativamente il carico burocratico imposto alle imprese in materia di sostenibilità. Questa semplificazione normativa ESG nasce in risposta alle crescenti pressioni da parte del mondo imprenditoriale e di alcuni Stati membri che lamentavano l’eccessiva complessità degli adempimenti. Il pacchetto interviene su pilastri fondamentali come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), la CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), la Tassonomia UE e il meccanismo CBAM, con l’obiettivo di bilanciare la riduzione degli oneri amministrativi con il mantenimento degli impegni climatici assunti dall’UE nel quadro degli Accordi di Parigi.
Genesi e obiettivi del pacchetto Omnibus
La nascita del pacchetto Omnibus si inserisce perfettamente nella linea tracciata dalla relazione Draghi “Competitiveness Compass”, che ha evidenziato la necessità di un approccio più equilibrato tra ambizioni verdi e sostenibilità economica delle imprese. La Commissione Europea ha rispettato scrupolosamente i tempi annunciati, pubblicando le proposte proprio il 26 febbraio 2025, dopo un intenso dibattito interno tra posizioni anche molto distanti.
L’approccio alla semplificazione normativa ESG segue quattro direttrici fondamentali:
- Semplificazione degli standard tecnici basata sul feedback concreto del settore;
- Predisposizione di guide chiare per l’implementazione, con indicazioni specifiche per settore;
- Garanzia di interoperabilità tra standard europei e internazionali;
- Impiego di soluzioni digitali per ridurre gli oneri di rendicontazione.
Secondo le stime preliminari della Commissione, l’implementazione di queste proposte potrebbe generare risparmi sui costi amministrativi annuali quantificabili in circa 6,3 miliardi di euro e mobilitare investimenti pubblici e privati aggiuntivi per circa 50 miliardi di euro.
Le modifiche alla CSRD: nuovi limiti dimensionali e riduzione degli obblighi
La riforma più significativa riguarda indubbiamente la Corporate Sustainability Reporting Directive. Il pacchetto Omnibus propone di modificare radicalmente l’ambito di applicazione, limitando gli obblighi di rendicontazione alle imprese con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 25 milioni di euro.
Questo cambiamento ha un impatto straordinario: il numero di aziende soggette all’obbligo diminuirà di circa l’80%. Per dare un’idea della portata di questa modifica, in Italia si passerebbe dalle circa 4.000 imprese attualmente coinvolte (quelle con più di 250 dipendenti) a meno di 800 (quelle con più di 1.000 dipendenti), secondo i dati del Censimento Permanente delle Imprese 2023.
La proposta include anche:
- Una revisione dell’atto delegato che istituisce gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards) per ridurre sostanzialmente il numero dei data points;
- L’eliminazione del potere della Commissione di adottare standard specifici per settore;
- La rimozione della possibilità di un passaggio dal livello di assurance “limited” a quello “reasonable”.
Per le aziende che usciranno dall’ambito di applicazione della CSRD, la Commissione adotterà tramite atto delegato uno standard di rendicontazione volontaria basato sullo standard per le PMI (VSME) sviluppato dall’EFRAG. Questo standard fungerà anche da “scudo” (value chain cap) limitando le informazioni che le grandi aziende possono richiedere alle imprese nelle loro catene del valore con meno di 1.000 dipendenti.
L’evoluzione della CSDDD: dilazione temporale e alleggerimento degli obblighi
Anche la Corporate Sustainability Due Diligence Directive subisce modifiche sostanziali. La proposta prevede:
- posticipo di un anno nell’entrata in vigore,
- revisione delle disposizioni sulla responsabilità civile,
- alleggerimento dei requisiti di due diligence,
- riformulazione degli obblighi relativi al piano di transizione.
Ricordiamo che la CSDDD, nella sua formulazione attuale, obbliga le aziende a monitorare le loro catene di fornitura per garantire che i fornitori rispettino i diritti umani e gli obiettivi climatici. Le modifiche proposte sembrano accogliere le resistenze emerse durante la fase finale di discussione della direttiva.
La revisione della Tassonomia UE: applicazione selettiva e nuova soglia di materialità
La Tassonomia UE per le attività ecosostenibili viene significativamente semplificata. L’Omnibus propone di:
- Ridurre l’onere degli obblighi di rendicontazione limitandolo alle aziende più grandi (corrispondenti all’ambito del CSDDD);
- Mantenere la possibilità di rendicontazione volontaria per le altre grandi aziende nell’ambito futuro del CSRD;
- Introdurre una soglia di materialità finanziaria che porterebbe a ridurre i modelli di rendicontazione di circa il 70%.
Questo approccio consentirebbe notevoli risparmi sui costi per le aziende più piccole, permettendo comunque alle imprese interessate ad accedere alla finanza sostenibile di continuare a rendicontare volontariamente.
La semplificazione del CBAM: esenzione per le piccole imprese
Il Carbon Border Adjustment Mechanism viene riformato per alleggerire gli obblighi per le piccole e medie imprese. La proposta prevede:
- L’esenzione dei piccoli importatori (principalmente PMI e privati) tramite l’introduzione di una soglia annuale cumulativa di 50 tonnellate per importatore;
- L’eliminazione degli obblighi CBAM per circa il 90% degli importatori, pur mantenendo la copertura di oltre il 99% delle emissioni;
- Semplificazioni delle regole per le aziende che rimangono nell’ambito del CBAM, relativamente all’autorizzazione dei dichiaranti, al calcolo delle emissioni e agli obblighi di segnalazione.
Impatto sulle aziende italiane: una riduzione drastica degli adempimenti
Le modifiche proposte avranno un impatto rilevante sul panorama imprenditoriale italiano. Come accennato, in base al D.Lgs. n. 125/2024 le aziende italiane con più di 250 dipendenti e/o un fatturato netto di 50 milioni di euro e/o un totale di bilancio di 25 milioni di euro sarebbero state soggette all’obbligo di rendicontazione nel 2026.
Con le nuove soglie proposte dall’Omnibus, la maggior parte di queste imprese (circa 3.200) verrebbe esclusa dagli obblighi di rendicontazione, potendo scegliere se adottare volontariamente gli Standard per le PMI sviluppati dall’EFRAG.
Il dibattito in corso: tra sostegno e critiche
Le proposte del pacchetto Omnibus hanno suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, molte associazioni imprenditoriali plaudono alla semplificazione; dall’altro, il settore finanziario esprime preoccupazione per un possibile indebolimento degli standard di sostenibilità.
Recentemente, oltre 200 operatori finanziari hanno firmato una dichiarazione congiunta rivolta alla Commissione europea, chiedendo di mantenere l’integrità e l’ambizione del quadro normativo sulla finanza sostenibile. Secondo questi professionisti, un indebolimento delle regole potrebbe generare incertezze legali, minacciare la competitività dell’Europa e compromettere gli investimenti futuri.
Anche a livello di Stati membri emergono posizioni differenziate:
- La Spagna si oppone fermamente a qualsiasi indebolimento delle normative ambientali;
- L’Italia si dichiara favorevole a ritardare l’attuazione della CSRD per le grandi imprese e propone tempi aggiuntivi per le PMI;
- Germania e Francia chiedono ritardi più ampi e modifiche sostanziali alle regole di rendicontazione.
L’equilibrio tra semplificazione e sostenibilità: quale futuro?
La sfida principale del pacchetto Omnibus è trovare un equilibrio delicato tra la necessaria semplificazione burocratica e il mantenimento degli impegni climatici europei. Come ha dichiarato Ursula von der Leyen, l’intenzione è adottare un “approccio globale” che riduca gli oneri amministrativi in tutti i settori, senza compromettere gli obiettivi fondamentali di sostenibilità.
La strada da seguire, secondo gli esperti di sostenibilità, dovrebbe essere quella di mantenere i principi fondamentali delle normative, perfezionando il quadro normativo con un approccio coordinato e pragmatico. In questo senso, le soluzioni digitali potrebbero giocare un ruolo cruciale nel ridurre gli oneri di rendicontazione e migliorare l’armonizzazione dei dati.
Le modifiche proposte entreranno in vigore solo dopo che i co-legislatori avranno raggiunto un accordo e dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE. Il dibattito, non solo politico ma anche tecnico e sociale, rimane aperto e promette di essere intenso nei prossimi mesi.
In sintesi
IN SINTESI Qual è il contesto della riforma ESG in Europa? Il 26 febbraio 2025, la Commissione Europea ha presentato il pacchetto “Omnibus”, volto a ridurre il carico burocratico per le imprese in materia di sostenibilità. La riforma nasce in risposta alle pressioni del mondo imprenditoriale e di alcuni Stati membri preoccupati per l’eccessiva complessità degli adempimenti normativi. Quali sono gli obiettivi principali del pacchetto Omnibus? L’iniziativa mira a bilanciare la riduzione degli oneri amministrativi con il mantenimento degli impegni climatici dell’UE. Le principali linee guida includono la semplificazione degli standard tecnici, la predisposizione di guide settoriali chiare, l’interoperabilità tra standard europei e internazionali e l’uso di soluzioni digitali per ridurre gli obblighi di rendicontazione. Quali cambiamenti sono previsti per la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)? Il pacchetto Omnibus propone di limitare gli obblighi di rendicontazione alle imprese con più di 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 25 milioni di euro. Questa modifica ridurrà il numero di aziende coinvolte di circa l’80%. Inoltre, verrà ridotto il numero dei data points richiesti e abolito il passaggio dall’assurance “limited” a quella “reasonable”. Come cambia la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD)? L’Omnibus prevede un posticipo di un anno dell’entrata in vigore, una revisione delle disposizioni sulla responsabilità civile, un alleggerimento dei requisiti di due diligence e una riformulazione degli obblighi relativi al piano di transizione. Quali modifiche sono state proposte per la Tassonomia UE? La rendicontazione sarà obbligatoria solo per le imprese più grandi, mentre le altre potranno scegliere di adottarla volontariamente. Inoltre, l’introduzione di una soglia di materialità finanziaria potrebbe ridurre i modelli di rendicontazione del 70%. In che modo viene semplificato il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM)? Il nuovo pacchetto prevede l’esenzione per i piccoli importatori (PMI e privati) con una soglia annuale cumulativa di 50 tonnellate per importatore. Questo eliminerebbe gli obblighi per circa il 90% degli importatori, pur mantenendo la copertura del 99% delle emissioni. Qual è l’impatto di queste modifiche sulle imprese italiane? Con le nuove soglie della CSRD, il numero di aziende italiane obbligate a rendicontare passerebbe da circa 4.000 a meno di 800. Le aziende escluse potranno adottare volontariamente standard semplificati. Questo ridurrà significativamente i costi amministrativi e di conformità. Quali sono le reazioni al pacchetto Omnibus? Il mondo imprenditoriale accoglie con favore la semplificazione, mentre il settore finanziario teme un possibile indebolimento degli standard di sostenibilità. A livello politico, la Spagna si oppone a qualsiasi indebolimento normativo, mentre Italia, Germania e Francia sostengono un rinvio e modifiche alle regole di rendicontazione. |