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Versamenti IVA 2023 omessi: analisi delle nuove regole penali

5 Febbraio, 2025

La recente revisione del sistema sanzionatorio tributario, introdotta dal D.Lgs. n. 87/2024, ha apportato cambiamenti significativi alla disciplina degli omessi versamenti IVA. In particolare, sono state modificate le tempistiche per la consumazione del reato, concedendo ai contribuenti maggior tempo per regolarizzare la propria posizione e ridurre il rischio di conseguenze penali. Tuttavia, la riforma non è priva di complessità: per i professionisti del settore e per i cittadini meno esperti, è fondamentale comprendere le nuove regole per evitare errori e sanzioni pesanti.

Nuovo approccio alla consumazione del reato

Con l’introduzione del D.Lgs. n. 87/2024, è cambiato il momento in cui si considera commesso il reato di omesso versamento IVA. In precedenza, il termine di riferimento era fissato al versamento dell’acconto IVA relativo al periodo d’imposta successivo, generalmente il 27 dicembre. Ora, invece, il termine è stato spostato al 31 dicembre dell’anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione annuale IVA.

Questa modifica, apparentemente tecnica, ha un impatto pratico rilevante: i contribuenti guadagnano oltre un anno di tempo per regolarizzare eventuali omissioni, anche solo parzialmente, e riportare gli importi sotto la soglia di rilevanza penale.

Ad esempio, per le omissioni relative al 2023, l’ultimo termine utile per effettuare versamenti ed evitare conseguenze penali sarà il 31 dicembre 2025, anziché il 27 dicembre 2024 come previsto dalla normativa precedente.

Questo cambiamento rappresenta un vantaggio per il contribuente, poiché amplia il margine temporale per far fronte alle difficoltà economiche e saldare i debiti tributari.

Soglie di punibilità restano invariate

Nonostante le modifiche ai termini, la riforma non ha alterato le soglie di punibilità per gli omessi versamenti IVA. La soglia di rilevanza penale è confermata a 250.000 euro per periodo d’imposta. Ciò significa che, se l’importo dell’IVA non versata supera questo limite, il contribuente può essere perseguito penalmente, salvo che regolarizzi la propria posizione entro i termini previsti.

Tuttavia, è importante sottolineare che la punibilità scatta solo in presenza di determinate condizioni, tra cui la validità della dichiarazione IVA annuale e la persistenza dell’omissione oltre il termine del 31 dicembre dell’anno successivo.

Regolarizzazione e non punibilità: come funziona

La riforma del 2024 ha confermato una regola importante: il contribuente può evitare la punibilità se regolarizza il debito tributario prima dell’apertura del dibattimento di primo grado. Questo principio, previsto dall’articolo 13 del D.Lgs. n. 74/2000, consente di estinguere il reato mediante il pagamento integrale delle somme dovute, incluse sanzioni amministrative e interessi.

Inoltre, il D.Lgs. n. 87/2024 attribuisce agli avvisi bonari un’efficacia cruciale ai fini della non punibilità. Il contribuente, infatti, può utilizzare le procedure di rateazione previste dall’articolo 3-bis del D.Lgs. n. 462/1997 per estinguere gradualmente il debito e ridurre il rischio di conseguenze penali. È fondamentale, però, che il piano di rateazione non venga interrotto. In caso di decadenza dal beneficio della rateazione, la punibilità è esclusa solo se il debito residuo rimane al di sotto della soglia di 75.000 euro.

Importanza degli avvisi bonari

Un’altra novità introdotta dal D.Lgs. n. 87/2024 riguarda il ruolo degli avvisi bonari. L’esito del controllo automatizzato delle dichiarazioni IVA deve essere comunicato al contribuente entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione. Ciò consente al contribuente di conoscere in tempo eventuali irregolarità e di avviare il pagamento rateale delle somme dovute.

In attesa di ricevere la comunicazione, il contribuente può comunque regolarizzare spontaneamente la propria posizione, versando almeno un ventesimo del debito per ciascun trimestre solare.

Esempio pratico: come regolarizzare un omesso versamento

Immaginiamo un contribuente che, per il periodo d’imposta 2023, abbia dichiarato un debito IVA di 300.000 euro ma non abbia effettuato alcun versamento.

  • Con la normativa precedente, il termine ultimo per regolarizzare l’omissione e riportare il debito sotto la soglia di rilevanza penale (250.000 euro) sarebbe stato il 27 dicembre 2024;
  • Con la riforma del 2024, il contribuente ha tempo fino al 31 dicembre 2025 per effettuare versamenti, anche parziali, e ridurre l’importo dell’omissione.

Se entro questa data il debito viene ridotto a 240.000 euro, il contribuente evita conseguenze penali. Tuttavia, se l’omissione persiste oltre il termine e non viene saldata prima dell’apertura del dibattimento, il reato sarà penalmente perseguibile.

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